--------by La Boscaglia Viaggi a piedi

14 Dicembre 2005

Questo CamminareInforma non avrei voluto scriverlo.
Non ne avevo voglia.
Ma lo  devo fare.
Perché il dolore si mischia alla rabbia...
Stefano Bigi, 35 anni, di Milano, uno dei più affezionati amici della Boscaglia, è disperso da venerdì 9 sull'Appennino ligure, dopo che una bufera di vento aveva colpito il gruppo di un'associazione di Piacenza chiamata OTPGEA, al quale si erano iscritti anche alcuni soci Boscaglia.
Stefano, dalle sottili lunghe gambe, aveva un curriculum invidiabile di trekking dentro La Boscaglia, dove era arrivato 4  anni fa, inesperto di montagna ma fisicamente baldanzoso: il primo viaggio a piedi l’ha fatto proprio con me, Creta avventurosa, e poi sempre con me Corsica parte Nord e parte Sud, Orsomarso avventuroso, e poi Turchia, Alta Via n°1, tutti viaggi a 4 orme, e lui era sempre davanti a tutti, un po’ burbero, ma poi capace di grandi slanci, uno passionale. Che aveva tanti amici tra noi.

Ora il dolore lascia il posto alla rabbia...
Non si può parlare di "tragica fatalità".
Non è così, è stata una stupidaggine, e nostro compito vuole essere adesso questo: non lasciare che sia successo invano, ma che serva a tutti noi a non farlo accadere di nuovo.
Quindi chi c’era ci aiuti a ricostruire l’accaduto, e ci scriva i suoi ricordi. Faremo una pagina internet su questo, non una pagina commemorativa, ma una pagina "educativa".
Questa camminata, o marcia, o corsa in montagna, si chiamava "Appennina 2005": 130 km in 4 giorni (con tappe da 35 km al giorno) con dislivelli discreti, in inverno, senza attrezzatura adeguata (senza piccozza e ramponi; senza un sacco a pelo per eventuale bivacco all’aperto), con le giornate così corte da presupporre l’arrivo sicuro con il buio, e con una perturbazione super-annunciata che doveva far dire a tutti: torniamo a casa!
Non vogliamo dire che non ci debbano più essere alpinisti pronti a mettere in gioco la propria vita per imprese estreme, sia chiaro. Vogliamo dire che qui è ben diverso, qui c'erano persone forse troppo avventate che si affidavano a un'organizzazione forse troppo esuberante.
Associazioni come l’OTPGEA dovrebbero occuparsi di escursioni tra i boschi, non di organizzare avventure estreme e rischiose come questa. Sono un’associazione amicale, di accompagnatori volontari, e se 9 volte ti va bene perchè il fato è clemente, può sempre esserci una decima...
Penso che una vera guida si veda nei momenti difficili, e la si veda da tre cose: saper scegliere il momento in cui tornare indietro, prima di trovarsi nei pasticci; saper mantenere il sangue freddo; saper tenere il gruppo unito. Nel 90% delle situazioni questo non serve, e allora ci si può anche trovar bene con un accompagnatore dilettante, esuberante ed entusiasta, che dedica alla montagna tutto il suo tempo libero, che conosce i sentieri, che "sembra una guida". Ma nei momenti in cui serve una vera guida, ci vuole una vera guida.
Mi fermo qui. Ma per noi ricordare Stefano è anche questo: avviare una battaglia perché questi incidenti per nulla accidentali non avvengano più.
Si poteva evitare.

E ritorna il dolore...
Fuori dalla finestra volano nel freddo alcuni piccoli uccelli, dalle piume colorate. Se ci fosse stato Stefano ci avrebbe detto che uccellini sono.

Stefano: gambe troppo lunghe per camminare lento.

"Ogni tanto bisogna misurarsi con i propri limiti" dice una partecipante.
Prima.
Dopo, dice: "Non si capiva nulla, era il caos".

"Proprio Stefano!" dice Luigi.
"Proprio Stefano" rispondo io, mesto.

Poco prima di ricevere da Enrico la notizia della scomparsa di Stefano una decina di avvoltoi grifoni hanno planato sul Casale come non avevano mai fatto, così bassi da sfiorare la casa, tanto che il cane è scappato, e gli animali hanno tutti lanciato l’allarme; un attacco in piena regola, avevo pensato...
un segno di malaugurio ("da qualche parte qui vicino ci dev’essere un cadavere")?

o Stefano che mi veniva a salutare?

Luca Gianotti
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