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23 Maggio 2018 (408 / anno XVIII)

il cammino /186

Rockwell Kent, Picnic in the pines Asgaard, 1956 circa, olio su tela

Rockwell Kent, “Picnic in the pines Asgaard”, 1956 circa, olio su tela

I 7 piaceri dei camminatori gioiosi e giocosi

Quante belle iniziative anche questo mese! È tutto un bollire di idee, progetti, cammini. Lasciatevi coinvolgere, nella danza sufi del mondo dei cammini!
Buona lettura e buoni passi.
Luca Gianotti

In questo numero:

Last minute: continua con grande gioia l’attività di Cammini di Pace, il nuovo progetto della Compagnia dei cammini dedicato al camminare in consapevolezza. Nei prossimi giorni partiranno due viaggi, uno all’isola d’Elba con Anita Constantini (26-31 maggio), e uno in Catalogna con Nico Di Paolo (3-9 giugno). Entrambi hanno ancora pochi posti disponibili. E a fine maggio c’è anche il corso di Deep Walking a Schio (31 maggio-3 giugno).
Per saperne di più su Cammini di Pace potete visitare il sito web e iscrivervi alla pagina Facebook.

Cammini di Pace

✔  I 7 piaceri dei camminatori gioiosi

Guido (ex Ulula alla luna) ha smesso di scrivere regolarmente, ma ogni tanto ci manda riflessioni. Dopo le 7 piaghe dei camminatori, uno spunto su cui ognuno dovrebbe interrogarsi, ecco i comportamenti virtuosi, cioè opposti a quelli ansiosi, i 7 piaceri dei camminatori gioiosi:

Il primo piacere recita “perdersi per le strade del mondo è ritrovare se stessi”
Il secondo piacere recita “albe e tramonti, vento e sole, freddo e pioggia, sollecitano i sensi e la capacità di adattamento”
Il terzo piacere recita “ogni nuova persona incontrata, lo straniero, è occasione di empatia”
Il quarto piacere recita “gli animali sul percorso allenano a praticare la nostra selvaticità”
Il quinto piacere recita “la sensazione di fame e di sete fa apprezzare l’opulenza del vivere moderno”
Il sesto piacere recita “col compagno di cammino si scambia l’anima”
Il settimo piacere recita “non c’è gioia senza un po’ di fatica per raggiungerla”
Alla fine del viaggio il camminatore gioioso ringrazia per l’esperienza di libertà fatta e progetta nuove avventure.

Guido Cuore Giocoso

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✔  Recensioni

L’arte di fare lo zaino

Andrea Mattei, L’arte di fare lo zaino, Ediciclo 2018Partiamo da cosa questo libro non è. Non è un manuale che vi spiega come fare lo zaino, cosa portare o non portare, come distribuire i pesi al suo interno, nessuna lista o consigli su come caricarsi lo zaino sulle spalle. Il titolo in effetti è fuorviante, probabilmente giocato dalla casa editrice per marketing. Avrebbe calzato meglio il titolo “Zaino compagno fedele” oppure “Zaino leggero in libera strada”. Perché il libro di Andrea Mattei è in primis una dichiarazione d’amore per il proprio zaino, e un elogio della leggerezza, del togliere per essere più felici. L’arte del togliere, piuttosto. Non a caso il libro si apre con una citazione di Henry David Thoreau: “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”.
Poi il libro prosegue con la disamina storica degli oggetti che comunemente si trovano nello zaino, e che fanno ricco il viandante: sapevate la storia della spilla da balia, o del cerotto, o del coltellino svizzero? Qui le trovate, insieme a quelle di cerniera lampo, taccuino, matita, bordone (il bastone del pellegrino), il sapone di Marsiglia, il pile (con la vita avventurosa di Yvon Chouinard, creatore di Patagonia).

La storia che più mi ha colpito è quella dello zaino stesso: fin dai tempi antichi si usava lo zaino, anche il cacciatore Otzi lo aveva, ma poi fu un riparatore di biciclette norvegesi, Bergan, inventore anche degli attacchi da sci, che nel 1908 fece la prima modifica verso lo zaino moderno, applicando un ramoscello di ginepro allo zaino a sacco, e inventando la prima struttura rigida esterna. Perfezionata da Kelty, grande camminatore californiano, che sostituisce negli anni cinquanta il legno con un leggerissimo telaio in alluminio, facendo così nascere quegli zaini enormi che hanno fatto la storia, quelli degli autostoppisti e campeggiatori anni settanta, per intenderci.
È poi nel 1967 che l’alpinista Greg Lowe porta il telaio all’interno, rendendo lo zaino più compatto, e siamo agli zaini di oggi.

Il libro di Andrea Mattei si conclude con i testi di sei “viandanti illustri”, come li definisce lui, tra i quali mi onoro di essere incuso. Paolo Rumiz, Enrico Brizzi, Luigi Nacci, Fabrizio Ardito, Roberta Ferraris e Luca Gianotti rispondono alle sue domande sul senso dello zaino, e ne escono bei ritratti del rapporto tra viandante e zaino, tra cui è divertente la risposta alla domanda se c’è un oggetto feticcio, anche superfluo, che portano nello zaino. C’è chi risponde una piccola statua di Ganesh in legno, chi l’armonica a bocca, chi il fazzoletto tricolore di un partigiano, chi un braccialetto in rame, chi un rosario greco (komboloi): a voi indovinare chi dei sei porta cosa.

Andrea Mattei è un giornalista, con la passione del camminare. Lavora alla Gazzetta dello Sport, dove è riuscito a introdurre una rubrica sul camminare, seppure per ora solo sulla versione web. Se volete ascoltare l’intervista che gli ho fatto per la mia trasmissione L’arte del camminare, la potete ascoltare qui. (LG)

Andrea Mattei – “L’arte di fare lo zaino”, Ediciclo 2018 – 12,50 euro

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✔  Marcia contro i pesticidi

Con la Marcia Stop Pesticidi nasce un nuovo movimento civile che dà voce alla protesta di tutti i cittadini che vivono sulla propria pelle il disagio dei trattamenti tossici adiacenti alle abitazioni, alle scuole, ai paesi. Un movimento formato da decine di gruppi che già da qualche anno denunciano la grave crisi ambientale che si sta manifestando nei nostri territori con il dilagare delle monocolture, tanto con il prosecco nel Trevigiano, quanto con i meleti in Trentino Alto Adige Südtirol.
Abbiamo bisogno di una nuova agricoltura sana e senza veleni in grado di nutrire l’umanità e difendere la biodiversità e l’ambiente. Promossa dal WWF. La Compagnia dei Cammini ha aderito insieme a tante altre associazioni.

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✔  I cammini alla radio

Sono disponibili le nuove puntate della trasmissione di Radio Francigena L’arte del camminare, condotta da Luca Gianotti, che ogni settimana approfondisce una storia, con interviste, canzoni, approfondimenti e appuntamenti. Le ultime puntate:

Ascolta L'arte del camminare in podcast.

Radio Francigena: L'arte del camminare

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✔  Viaggi a piedi Compagnia dei Cammini

Disponibilità posti al 22 maggio

26-31 maggio:
Isola d’Elba: fiorire a ogni passo (Toscana)
guida: Anita Constantini
difficoltà: @@
Cammini di Pace
4 posti
30 maggio-3 giugno:
Ischia, l’isola verde (Campania)
guida: Alberto Liberati
difficoltà: 1 orma leggera
1 posto
3-9 giugno:
Camminayoga in Catalogna (Spagna)
guida: Nico Di Paolo
difficoltà: @@
Cammini di Pace
7 posti
6-10 giugno:
Vette Feltrine, vagabondi nel regno sospeso (Veneto)
guida: Franco Michieli
difficoltà: @@
8 posti
9-16 giugno:
Il cammino di Escher (Abruzzo)
guida: Paolo Iannicca
difficoltà: @@
4 posti
9-16 giugno:
Lampedusa e Linosa a piedi (Sicilia)
guida: Nanni Di Falco
difficoltà: 1 orma leggera
4 posti
16-23 giugno:
Crociera della lumaca nel Dodecaneso (Grecia)
guide e skipper: Tiziana Migailo e Giuseppe D’Amore
difficoltà: @
1 posto
20-24 giugno:
Solstizio tra i fiori dell’Alpe (Trentino-Alto Adige)
guida: Laura Ciaghi
difficoltà: @@
1 posto
20-27 giugno:
Il Cammino di San Benedetto (Lazio)
guida: Alberto Liberati
difficoltà: @@
8 posti
21-24 giugno:
Avventure del Gufo Gigi: primi passi (Emilia-Romagna)
guida e asinaro: Massimo Montanari
Compagnia dei Bambini
5 posti
23-30 giugno:
L’incanto delle Isole Eolie: trekking + vela (Sicilia)
guida e skipper: Claudio Ansaloni
difficoltà: @@
VelaTrek
1 posto
23 giugno-1 luglio:
Le valli incantate dell’Alto Atlante (Marocco)
guide: Said Zarrouk e Marina Pissarello
difficoltà: @@
6 posti
23 giugno-4 luglio: Esplorazioni in Norvegia - Completo

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Novità in Marocco, nell’inedito territorio dell’Oasi di Skoura e della casbah Ait Ben Addou

Dal 23 giugno al 1 luglio, un cammino novità in Marocco, in un territorio inedito, le valli rurali dell’Alto Atlante: affascinano e infondono serenità per la frugale bellezza dei villaggi costruiti con terra e paglia, le molteplici distese di panni variopinti stesi ad asciugare e l’accoglienza, riservata e cordiale, delle popolazioni berbere che le abitano, coltivando ancora la terra con l’ausilio degli animali da tiro e da soma. Con zaino leggero, accompagnati dai muli, si percorrono sentieri montani non difficili, sovrastati dall’imponenza della terza vetta dell’Atlante: il Monte M’goun, alto 4.068 metri. Il viaggio si conclude con un inatteso cambio di scena: l’Anti Atlante. Per assaporare colori e impressioni del deserto nell’Oasi di Skoura e farci incantare da Ait Ben Addou, la più bella casbah del Marocco. Ecco la scheda dettagliata.

Foto di Giorgio Michelin

Foto: Giorgio Michelin

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✔  Asini, cammino e disabilità

Gli asini della Compagnia dei Bambini al servizio dei disabili, in questa iniziativa sperimentale condotta a Reggio Emilia da Massimo Montanari. Il cammino è uno strumento terapeutico in tanti sensi, e si presta anche a essere utilizzato in tante forme di disabilità. La camminata ha coinvolto circa 20 ospiti delle strutture diurne Polveriera, Bosco, Villaggio e Casa Ferrari accompagnati e assistiti dagli operatori. L’asino è facilitatore delle dinamiche di incontro in quanto animale docile mansueto lento e la curiosità innata crea momenti di rilassamento e avvicinamento.
Ecco il resoconto dell’iniziativa.

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✔  Concorso a premi puntata 100 su Radio Francigena

Grande concorso a premi su Radio Francigena per festeggiare la trasmissione numero 100 di L’arte del camminare, condotta da Luca Gianotti. Scoprite la parola misteriosa ascoltando la puntata in onda il 14 giugno e potrete vincere uno dei 15 premi: libri sul cammino, magliette, e 2 buoni sconto di 50 euro sui cammini organizzati dalla Compagnia dei Cammini. Durante la trasmissione, Luca Gianotti dirà la parola misteriosa, da riportare nel modulo web che vi verrà indicato. Tra tutti coloro che avranno risposto correttamente (nelle 24 ore seguenti alla trasmissione) verranno estratti a sorte i premi.

Radio Francigena

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✔  Dove si trovano gli scarponi Khumbu

Molti ci chiedono dove si trovano i Khumbu Leather, gli scarponi tutta pelle che Scarpa ha prodotto su consiglio delle guide della Compagnia dei Cammini, che hanno testato i prototipi per arrivare alla scarpa ideale per i cammini. Leggera, traspirante, robusta. Dopo i negozi di Torino, Trento e Rieti di cui vi abbiamo detto in passato, ecco che ora i Khumbu Leather si trovano anche nello spaccio aziendale di Scarpa ad Asolo (TV), e se volete si trovano anche su Ebay, venduti dal negozio della provincia di Trento.

Scarpa Khumbu

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✔  Appuntamenti nella natura e nel naturale

Corso di Deep Walking al Tretto, Schio (VI)

Come ogni anno si svolge a Schio (Vi), con base nell’ospitale agriturismo Il Maggiociondolo, il corso di Deep Walking condotto da Luca Gianotti per approfondire le tecniche di camminate consapevoli e meditative, dal 31 maggio al 3 giugno 2018. Un seminario per approfondire gli aspetti interiori, spirituali e terapeutici del camminare, provando alcuni esercizi di camminate dell’attenzione, camminate consapevoli, meditazioni camminate. Durante il corso ci saranno momenti in cui la camminata diventerà un esercizio, seguendo le pratiche di meditazione di Thich Nath Hanh, confrontandole con le camminate dell’attenzione degli sciamani toltechi. Programma dettagliato qui.

Filosofia e terapia del cammino a Firenze, biblioteca delle Oblate

Il cammino guarisce, il cammino muove i pensieri positivi, passo dopo passo si vive in presenza mentale con meraviglia. Luca Gianotti ci parlerà di questo ed altro in un incontro pubblico dal titolo “Filosofia e terapia del cammino”, martedì 5 giugno, ore 17.30, a Firenze, nel prestigioso contesto dell’ex convento trecentesco delle Oblate, nel centro storico di Firenze a pochi passi da Piazza Duomo, convento ora trasformato in biblioteca comunale. Ingresso libero, fate girare la voce!
Evento facebook: Filosofia e terapia del cammino a Firenze

A piedi all’Altra Velocità

La Compagnia dei Cammini è stata coinvolta nell’organizzazione di una grande festa, che si terrà in val di Susa, titolo emblematico Altra Velocità, ad Avigliana dal 29 giugno al 2 luglio. Intanto organizziamo una camminata per arrivare alla festa a piedi. A passo lento, è il modo migliore per conoscere. E si inizia dall’alto, da Chiomonte e Venaus, perché l’alta valle di Susa ha una storia da raccontare che è importante vedere passo dopo passo, accompagnati da un valligiano che ha vissuto la lotta. Il cammino continua a scendere la valle, da Susa alla Sacra di San Michele, tra boschi, natura, laghi, antichi luoghi sacri, fino ad arrivare ad Avigliana in tempo per iniziare la festa. Ecco i dettagli per partecipare alla camminata.
Alcuni dei promotori della festa Altra Velocità: Etinomia, Galline Felici, Usine-a-gas (Cortocircuiti francesi), Gas di tutta Italia, Rete di Reti (Associazione Decrescita, Bilanci di Giustizia, Federazione per l’Economia del Bene Comune, Italia che Cambia, Movimento Decrescita Felice, RES Italia, RIVE, Terra Nuova), la Compagnia dei cammini. Se volete contribuire, c’è un crowdfunding qui.

A Villa Lina, Ischia, settimana di rigenerazione

Una settimana di rigenerazione con Adriana Rocco, maestra di Dharma nella tradizione del buddhismo zen di Thich Nhat Hanh, dal 28 luglio al 4 agosto a Villa Lina, Isola d’Ischia. È un appuntamento che si ripete da 26 anni, e ogni anno si rinnova la gioia di giornate scandite dal ritmo del sole, tra mare e cielo, nutriti dall’infinità della natura. Tempi di lavoro per aver cura della mente e del corpo, tempi di riposo nelle tiepide acque termali delle piscine e del mare.
Piccoli pellegrinaggi a piedi nel silenzio delle stelle verso il sorgere del sole sul Monte Epomeo, alla luce dell’aurora verso le sorgenti calde nel mare della baia di Sorgeto o attraversando il canyon di argilla verso le antiche terme romane di Cavascura.
Quota totale comprensiva di pensione completa: in camera a due letti con bagno: 760 euro - in camera singola con bagno: 940 euro. Info: Adriana – 055 2312536 adrianarocco41@gmail.com

In cammino verso il BioRitme – Per giovani

Un nuovo cammino fuori catalogo proposto dalla Compagnia dei Cammini in Spagna dal 19 al 26 agosto, una nuova avventura a piedi per giovani dai 20 ai 38 anni che vogliono condividere realmente e mettersi in gioco. È un Cammino di Pace verso il BioRitme Festival. Si parte da Barcellona, passando dal Parco Naturale del Montseny, per arrivare a uno dei festival musicali più contemporanei, ecologici ed etici d'Europa.
Un punto d'incontro per chi ha voglia di un cambiamento che nasce da dentro, verso un mondo migliore e più giusto. Un cammino consapevole e pacifico, con tecniche meditative di autoguarigione. Una vacanza di conoscenza, selvaggia e alternativa, nella natura e nell'arte. Qui le informazioni dettagliate.

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✔  Lettere

Su camminatori e segnavia

Segnavia

Foto: Alessandra Beltrame

« Nel 1973 alcuni amici sui 18-20 anni del CAI Belluno vanno volontariamente lungo i sentieri e le ferrate del Monte Schiara, la dolomite che sovrasta Belluno, a ripristinare le tabelle indicative del CAI lungo i diversi itinerari, e verificano lo stato di praticabilità di sentieri e vie ferrate (la Zacchi lungo la parete sud, la Berti dal bivacco Dalla Bernardina a Cima Schiara, la ferrata del Màrmol, lungo il lato est della parete della Schiara, dall’omonima forcella, incrocio col Monte Pelf, al Rifugio Settimo Alpini, il sentiero attrezzato Sperti, dal bivacco Dalla Bernardina, lungo il lato ovest della Schiara, dietro le Pale del Balcòn, e discesa di nuovo al Rifugio Settimo Alpini).
Nel 1979 compiamo un’escursione dalla Val Canzòi a Casera Cimònega, e da qui al Bivacco Feltre, ai piedi del Sass da Mura, dolomite delle Vette Feltrine, dove pernottiamo. Il giorno dopo, pur con tempo piovoso e temporalesco, raggiungiamo Forcella Dell’Omo, a quasi quota 2000 m, con sentiero ben segnato. Da qui, pur con traccia a volte resa incerta dalla nebbia, scendiamo ai piani di Erera, dove veniamo accolti dal malgaro che accudisce le mucche all’alpeggio nelle Casere di Erera Brandòl. Poi la discesa alla Val Canzòi, al punto di partenza.
Nel 1992 apprendo che il sentiero per Forcella Dell’Omo non è più praticabile, giudicato pericoloso. Compiamo un’escursione da Roncòi (Cesiomaggiore) lungo la Val Scura fino al Passo Cìmia. Da qui aggiriamo dal lato nord il Monte Pizzocco fino quasi alla sua base, cercando una Casera Cìmia, segnata sulle carte, di cui però si trovano solo i ruderi. Dalla base del Pizzocco risaliamo alla Forcella Intrigòs, e all’inizio del sentiero troviamo una scaletta in legno quanto mai pericolante, in stato di abbandono, posta in un tratto un po’ impervio di roccia, che superiamo con qualche precauzione. Da Forcella Intrigòs scendiamo al Bivacco Palìa e da qui nuovamente a Roncòi.
Tornati a Feltre lamentiamo con l’allora presidente del CAI lo stato di abbandono dei sentieri, ci viene risposto che non ci sono né soldi né disponibilità per farne una buona manutenzione, chi li percorre lo fa a proprio rischio e pericolo.
Da molti anni non percorro i sentieri delle Vette Feltrine. Leggo tuttavia in rete che questi itinerari sono descritti, e vi è consigliato in molti casi l’uso del GPS, evidentemente le segnalazioni dei percorsi sono incerte. Nel frattempo gli alpeggi delle Casere di Erera Brandol sono stati abbandonati: nel 1997 in piena estate il luogo era deserto e pareva in disarmo. Ora non so se è stato trasformato in luogo di accoglienza per escursionisti, nell’ambito del Parco delle Dolomiti Bellunesi.
Leggo sul bollettino online della Compagnia dei Cammini quanto sia apprezzabile non segnare i percorsi, quanto invece sia apprezzabile “perdersi”. Sembra che piazzare o ripristinare un segnavia sia cosa disdicevole. Tuttavia ho visto coi miei occhi Luca Gianotti apporre adesivi gialli e neri lungo il percorso della Via Cretese: non vi ho trovato nulla di male. Far sì che il viandante o il camminatore non perda la strada e non corra inutili rischi mi pare una cosa buona e degna di rispetto. Perché mai “perdersi” dovrebbe essere considerato un valore? Immagino sia una provocazione, non priva di narcisismo, da parte di chi, se pure si “perde”, sa anche benissimo come ritrovare la strada. Da Pollicino in poi ogni camminatore cerca di NON perdersi… e i rischi connessi al perdersi sono evidenti in avventure sfortunate come quella di Chris Mc Candless descritta nel libro “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer.
Lo stesso Luca Gianotti coi suoi frequenti richiami alla consapevolezza del camminatore, sembra voler mettere in guardia da certi rischi. Il camminatore inconsapevole è meravigliosamente e drammaticamente descritto nel racconto “Allestire un fuoco” di Jack London. Colui che si perde rischia di perdere anche sé stesso, cosa non augurabile: accade a Kit, la protagonista del “Tè nel deserto”.
Quindi non comprendo l’elogio del perdersi, se non appunto come una provocazione. Trovo che mantenere sentieri e vie ben segnati e sicuri, da parte di chi li conosce, o li ha sperimentati per primo, sia un segno di rispetto per coloro che desiderano condividere la sua esperienza. Trovo che non ci sia nulla di disdicevole nel “sapere dove si va”. Tutti noi tra le altre cose condividiamo credo un minimo bisogno di sicurezza, e perché poi questo bisogno debba essere combattuto, non mi è chiaro.
Camminatori espertissimi come Sylvain Tesson possono magari permettersi il lusso di battere i “sentieri neri”, ma le persone “normali”, che lavorano, vivono vite non votate al Cammino, alla viandanza, all’ascesi, etc., e che comunque aspirano a una maggiore libertà, senza avere il tempo di cercare mappe nelle biblioteche o negli archivi, e desiderano un maggiore contatto con la natura e magari una vicinanza alla “wilderness”, hanno comunque credo il diritto di sperimentare tutto questo in sicurezza e con consapevolezza, grazie anche a chi ha più esperienza e competenza di loro. »
Tiziana Bertoldin - Venezia

Cara Tiziana, io distinguerei. Ovvio che siamo tutti d’accordo sul fatto che i sentieri delle Alpi debbano essere ben segnati, soprattutto quando è una questione di sicurezza. Se diventano pericolosi, o si ripristinano oppure si dice chiaro che sono chiusi o transitabili a proprio rischio e pericolo.
Come tu stessa hai scritto, io per primo ho creato e segnato alcuni cammini (Cammino dei briganti, Via Cretese, Sentiero Spallanzani…), facendo in modo che su questi cammini ci fossero sufficienti indicazioni per mantenere la via. Ma la riflessione aperta da Luigi Nacci, che condivido in pieno, è un’altra. Parte dal fatto che i cammini sono in questo momento una moda, e molti li affrontano con poca consapevolezza. Io vedo tanti giovani (e meno giovani) al loro primo cammino in solitaria o con amici, partire senza sapere cos’è un sentiero. Cresciuti in un mondo fatto di autostrade, segnali luminosi, GoogleMaps e smartphone. Arrivano, e partono a piedi. Si trovano in mezzo alla natura. Sono su uno stradello bianco o su un sentiero. Non vedono un segnale davanti a sé, nè uno dietro di sé. Perché la strada è unica e senza rischi. Dopo 100 metri vanno in panico. Si sentono persi, non sanno leggere le tracce, pensano di essere nella giungla. Ecco che per andare incontro a queste ansie le strade possibili sono due. Fare come fanno alcuni, che accondiscendono all’ansia e mettono un segno ogni 2 metri, io ne ho visti di sentieri così, ho visto sentieri dove puoi camminare saltellando con i piedi da un segno all’altro, in una specie di gioco dell’oca, tanto i segni sono vicini. È la risposta più facile, accontentare le ansie.
Poi c’è l’altra risposta, quella maieutica. Aiutare le persone a crescere in consapevolezza. Noi, quando eravamo giovani, andavamo su sentieri dove i segni erano ogni tanto, quando effettivamente serviva, ai bivi. Ti ricordi? Come erano nel 1973, quando avevi 18 anni, i sentieri? E come erano quei ragazzi? Te li ricordi? Io me li ricordo. Erano persone che osavano, non avevano paura di sbagliare. O meglio potevano anche avere paura, ma erano costretti a sbagliare da come era fatto il mondo allora. Te lo ricordi, il mondo senza iperprotezione? Sai quante volte mi sono perso io a 18 anni? Una volta in un sentiero poco segnato (ma non era poco segnato, ero io che non sapevo leggere le tracce!) del Pollino, finii fuori sentiero, insieme a una mia amica, ci sentimmo persi, pensammo fosse per sempre, era il fondo di un fosso, forse eravamo stati trasportati nella giunga del Borneo con una cellula spaziale… ci furono momenti di panico, abbiamo gridato sperando qualcuno ci sentisse, ovviamente non c’era nessuno, poi ci calmammo, raccogliemmo le idee, e ragionammo; dopo qualche anno, ripassando di lì, rividi il posto, ero a 20 metri dal sentiero, e pensavo di essere lontano chilometri dalla civiltà, preso dal panico. E non era la giungla, si camminava benissimo tra gli alberi, e non era neanche così ripido!
Credi che queste esperienze facciano male alle persone o le facciano crescere? Io se sono diventato guida, se ho imparato a leggere le mappe e il terreno, a trovare le tracce nella natura e le tracce lasciate dall’uomo, lo devo alle esperienze che mi sono fatto sul campo. Se su quei sentieri degli anni Settanta ci fosse stata una linea colorata su cui camminare, pensi avrei imparato?
Per concludere, distinguiamo tra il concetto di mantenere i sentieri curati e di renderli invece banali. Mettere un segno ogni 70 cm, così che il piede possa sempre saltare da un segno all’altro (ce ne sono, ed è vergognoso) è il contrario di quello che noi intendiamo con “cammino”, il cammino è una esperienza di spaesamento, che aiuta le persone a guardarsi dentro e a crescere. L’uomo di Jack London del bellissimo testo che citi (To built a fire), e di cui tratto dettagliatamente nel mio libro “L’arte del camminare”, muore non perché si è perso, muore perché si sente più forte della natura, è un eccesso di presunzione che noi non stiamo proponendo, noi diciamo che la natura va rispettata, non va violata con segni ogni 70 cm, va rispettata la natura fuori di noi, ma anche la natura dentro di noi, quella natura che abbiamo sopita, da polli di allevamento che stiamo diventando. L’uomo di London muore perché ha perso il suo lato selvatico, così come lo perdono coloro che vorrebbero che i sentieri siano autostrade (ancora mi manca di vedere sui cammini insegne luminose con gli avvertimenti in tempo reale: “Attenzione, tra 20 metri guado, oggi acqua alta cm 30, consigliamo di togliersi le scarpe!” oppure “Traffico di camminatori segnalato tra un km, rallentamento, mettersi in fila!”, spero di non vederle mai!).

Il discorso che fa Luigi, e che io appoggio, è più o meno questo. Perdersi serve per crescere. Ovviamente perdersi gradatamente, all’inizio dietro casa, non ha senso prendere una persona inesperta e sbatterla nella giungla dicendo “ora arrangiati”, ma fare esperienze progressive per mettersi in gioco, per capire i propri limiti, per imparare a leggere il territorio, i segni dell’uomo, e pure leggere dentro se stessi, per imparare l’arte di arrangiarsi. Cioè per imparare a vivere.

Luca Gianotti

Di ritorno dal cammino in Scozia con Franco Michieli

« Abbiamo camminato sotto la pioggia, con il vento e la neve, sotto il sole e la grandine, corso, scavalcato recinzioni, guadato fiumi, ci siamo arrampicati sulle rocce, siamo caduti nel fango, abbiamo scavalcato colline e montagne, inerpicati sui picchi, attraversato paesi, oltrepassato boschi, bevuto dai ruscelli e laghi, odorato fiori, accarezzato le pecore, costeggiato i fiordi, ci siamo addormentati sotto le cascate, innanzi agli alberi, a ridosso di precipizi ed in spiaggia, ascoltato la pioggia ed il vento che urtavano sulle nostre tende, abbiamo letto poesie, visto albe e tramonti ed il sole apparire da una nuvola stagliarsi all’orizzonte per poi fondersi con il mare, siamo stati sorvolati dai rapaci, saltato per la brughiera acquitrinosa e sui sassi dei fiumi, ci siamo distesi sulla terra sfiniti e ci siamo rialzati immensi, ci siamo persi nella nebbia, abbiamo ammirato i cervi e visto le nuvole dall’alto, passeggiato su dune di sabbia, ci siamo bagnati nell’oceano, visto le foche, inseguito i gabbiani, abbiamo sentito la salsedine sulla pelle, il sudore, la fatica, il dolore e…… pianto lacrime di felicità per fare parte di tutto questo. »
Giuseppe Bianca

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✔  Il video finale

Cinque minuti di bellissime immagini, costa della Sardegna, golfo di Orosei, qui corre il Selvaggio Blu, dove da più di 20 anni accompagniamo gruppi. Ovviamente solo camminando, senza le parti in arrampicata, ma i luoghi sono questi. Prossimo cammino Sardegna selvaggia e blu dal 15 al 22 settembre.

Video Selvaggio blu

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✔  I nostri numeri

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