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24 Agosto 2020 (449 / anno XX)

il cammino /227

La Via del Tratturo. Da Pescasseroli a Campobasso

La Via del Tratturo

Il caso non esiste. Esistono le opportunità. Durante il lockdown, Ediciclo ci ha chiesto di scrivere Cammina Italia. Tra i cammini che abbiamo pensato di proporre, per il Molise Cesidio Pandolfi ha curato il percorso sul tratturo da Pescasseroli a Ripalimosani. Pochi giorni dopo l’uscita del libro, c’è stata la riapertura dal lockdown. Con la mia famiglia, ho scelto quel cammino per una settimana rigenerante e armonizzante. Ho trovato un percorso bellissimo, due giorni nel Parco Nazionale d’Abruzzo e quattro giorni in un Molise verde, con tanta acqua, e con tanti paesi accoglienti e strutture ricettive ospitali. Ho trovato un tratturo quasi mai segnato, e poco percorribile senza tracce gps. Ma per il resto, un cammino ideale. Tornato alla base non ho resistito. Mi sono rimboccato le maniche e ho attivato alcune persone, abbiamo cominciato a lavorarci, con Cesidio, Stephane, Nando. È nato un nome, un logo, una traccia gps rivista e corretta, e da oggi un sito web e una pagina Facebook. Tra un mesetto o due ci saranno le credenziali e gli attestati. Insomma, mettiamo la nostra esperienza al servizio del tratturo, e allarghiamo la Rete dei cammini legati alla Compagnia dei Cammini con un nuovo ingresso. Chi per esempio ha percorso il Cammino dei briganti troverà un cammino di pari valore e qualità. Una storia antica di secoli che non deve scomparire, quella della transumanza, oggi riprende vita. I fiumi d’erba rivedranno i passi di molti di noi. Lunga vita al tratturo!
Luca Gianotti

In questo numero:

Come organizzare una vacanza a piedi e conoscere le sfumature delle nuvole, intervista a Laura Ciaghi su Marie Claire.

Marie Claire

✔  Vi presentiamo il Pescasseroli-Campobasso

La Via del Tratturo. Da Pescasseroli a Campobasso

Sei giorni di cammino, 110 chilometri, seguendo le tracce di due tratturi regi. Che portavano i pastori abruzzesi in Puglia. Si inizia sul Pescasseroli Candela, per due giorni, nel Parco Nazionale, su sentieri segnati con la sigla RT (Regio Tratturo), in posti famosi, Opi, la Val Fondillo, la Camosciare, Civitella Alfedena, Villetta Barrea, il lago di Barrea, Alfedena. Da qui in poi cambia tutto. I segni scompaiono. Ma il tratturo resiste. Essendo di proprietà del demanio, non si può vendere, non ci si può costruire. Certo, il tratturo è invaso dalla vegetazione. Al Ponte della Zittola c’era una taverna dove i pastori facevano sosta. Qui si incontrano due tratturi. E noi abbandoniamo il precedente per saltare sul Castel Di Sangro-Lucera, che ha meno asfalto, e in quattro giorni molisani arriva a Campobasso. Per ora ci fermiamo qui. Poi in futuro chissà, potremmo dedicarci a riattivare anche il tratto successivo, fino alle Puglie. Ecco il sito web, ancora in via di completamento ma già con tanti servizi, info pratiche, descrizione del percorso, tracce gps gratuite aggiornate di recente.
Ecco la pagina Facebook, a cui vi chiediamo di mettere un “mi piace” per stare collegati, e ricevere le informazioni.

Ora il lavoro grosso è creare una rete. Insieme alla Compagnia dei Cammini e a Ecotur. Abbiamo già l’adesione alla rete del Museo della transumanza di Villetta Barrea, e di alcune strutture ricettive. La rete è lo strumento per tenere in piedi un cammino, dividersi i compiti e collaborare tutti insieme. Ovviamente ogni aiuto e collaborazione è bene accetto.

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✔  Una vignetta dal New Yorker

L'estate del New Yorker. "Vuoi dire che la mappa è stata al contrario per tutto il viaggio?"

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✔  L’opinione di Guido: I Vagabondi

Viaggiare è un’arte.
Non c’è niente di scontato.
E così posso essere un grande viaggiatore anche nei tre mesi di chiusura in casa a causa di uno stupido virus.
E non perché uso la fantasia.
Che comunque è una gran dote.
Ma perché imparo “a vedere”.
Quanti di noi viaggiano compulsivamente per il mondo “senza saper vedere”?
L’arte del viaggio si può apprendere?
In parte è una dote innata.
Una specie di introversione.
Portare il fuori dentro.
In parte però ci possiamo addestrare ad un giusto sguardo.
Ad esempio con il libro di una buona maestra.

Uno di questi è sicuramente “I vagabondi”, di Olga Tokarczuk, polacca, premio Nobel 2018 per la letteratura, edito da Bompiani.
Un frammento da pag. 155:

L’aspetto del pellegrino.
Un vecchio conoscente mi disse che non amava viaggiare da solo. Quando vedeva qualcosa di insolito, di nuovo, di bello, aveva così tanta voglia di condividere le sue impressioni che si rattristava se non aveva nessuno con cui farlo. Secondo me non era adatto a fare il pellegrino.”

Guido Ghidorzi

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✔  Recensioni

Emina Cevro Vukovic e Nora Bertolotti – Consigli per viandanti giardinieri, Ediciclo 2020Questo bel librino pubblicato da Ediciclo ci introduce nella passione di chi cammina per raccogliere semi selvatici. Scritto da due donne che hanno fatto della loro passione per il giardinaggio e la natura una professione. Ed è rivolto a camminatori aspiranti giardinieri. I camminatori, come la maggioranza delle persone, spesso hanno una forma di cecità verso il mondo vegetale per cui non si accorgono delle piante che li circondano, non le sanno distinguere, è come se fossero per loro tutte uguali. C’è poi una percentuale minore di viandanti che invece si interessa alla botanica, prende appunti, studia, cerca di riconoscere, in alcuni casi usa le app tipo Plantnet. Ma pochissimi pensano a come queste piante si riproducono, pochissimi sono tentati di provare a dare la vita seminando o facendo talee. Perché è difficile sapere quando è il momento giusto per raccogliere un seme, quanto un seme sopravvive (alcuni anche molti anni), se è facile che attecchisca oppure no. Stessa cosa per le talee: se prendo un rametto di rosmarino o di geranio e li pianto in terra, il risultato è quasi garantito, ma le altre piante?

Questo libricino, che non è un testo scientifico né un manuale, ma la storia di cinque camminate (da Levanto a Porto Venere, l’Appennino parmense, Milano, l’alta Valsesia e Palermo) dedicate all’osservazione delle piante che si incontrano, non solo quelle rare o importanti dal punto di vista botanico, ma anche quelle infestanti, quelle alloctone, perché ogni pianta ha una sua dignità e una sua storia da raccontare. E di molte piante le nostre autrici ci sanno dire se ha senso raccogliere il seme (in alcuni casi è vietato quando la pianta è protetta), se ci sono buone possibilità che attecchisca, in che stagione farlo, con quanta terra provare a farlo nascere, o appunto se provare con la talea.

È una lettura piacevole. Fatta di citazioni colte e belle riflessioni. Se poi vorrete provare a diventare camminatori con aspirazioni di giardinaggio, è uno strumento utile e fa proprio per voi. (LG)

Emina Cevro Vukovic e Nora Bertolotti – “Consigli per viandanti giardinieri”, Ediciclo 2020 – 14 euro

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✔  Viaggi a piedi Compagnia dei Cammini

Disponibilità posti al 24 agosto (i viaggi qui non indicati sono completi o annullati)

29 agosto-5 settembre:
Camminando sulle Isole Eolie (Sicilia)
guida: Nanni Di Falco
difficoltà: @@
2 posti
2-8 settembre:
Raddoppio
Il Cammino dei Briganti (Abruzzo / Lazio)
guida: Mattia Speranza
difficoltà: @@
4 posti
3-6 settembre:
La selvaggia Valle del Mugello (Toscana)
guida: Tomas Pirani
difficoltà: @@
Cammino a quattro zampe (C4Z)
3 posti
8-13 settembre:
Raddoppio
La gran balconata del Cervino (Valle d'Aosta)
guida: Mauro Agliata
difficoltà: @@
3 posti
11-13 settembre:
Lago Santo a piedi liberi (Emilia-Romagna)
guida: Anita Constantini
difficoltà: @@
4 posti
11-20 settembre:
La Regina Viarum: l’Appia (Basilicata / Campania / Puglia)
guida: Daniele Moschini
difficoltà: @@@
9 posti
12-18 settembre:
Iglesiente, la costa del maestrale (Sardegna)
guida: Cristina Mori
difficoltà: @@@
2 posti
26 settembre - 3 ottobre:
La Via Francigena da Siena a Bolsena (Lazio / Toscana)
guida: Fabiana Mapelli
difficoltà: @@
4 posti
26 settembre - 3 ottobre:
Penisola sorrentina, balcone sul mare (Campania)
guida: Alberto Liberati
difficoltà: @@@
2 posti
26 settembre-3 ottobre:
Dalle Dolomiti a Venezia, lungo la Via del legno (Trentino-Alto Adige / Veneto)
guida: Laura Ciaghi
difficoltà: @@@
4 posti
27 settembre-4 ottobre:
Fuori catalogo
Esplorazioni sui Sibillini 3 (Marche / Umbria)
guida: Franco Michieli
difficoltà: @@@@
9 posti
28 settembre-2 ottobre:
Fuori catalogo
Carso aspro e dolce: fascino e mistero del confine (Friuli-Venezia Giulia)
guida: Luigi Nacci
difficoltà: @@
10 posti

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Alcune buone ragioni per partire con i piedi per terra

di Anita Constantini

Perché tanto entusiasmo nel proporre questa avventura?

I nostri piedi si sono evoluti per essere sistemi di propulsione complessi. Togliendoci le scarpe lasciamo da parte per qualche minuto il confort abituale e sviluppiamo:
- Sensibilità.
Il contatto con la terra porta innumerevoli sensazioni ed emozioni. La parte del cervello che riceve informazione dai piedi è della stessa grandezza della la parte del cervello che riceve informazione dalle mani. I piedi percepiscono i più minuti cambiamenti nelle superfici e fanno aggiustamenti istantanei per tenerci continuamente al sicuro in equilibrio.
- Forza.
Il piede è una potente architettura fatta di numerose ossa, muscoli, tendini e legamenti evolutasi per sostenere il peso, agire come molla e poter spingere sul terreno. La flessibilità e la forza del piede sono cruciali per una postura corretta e un movimento ben coordinato, fondamento di buona salute.
- Consapevolezza.
I piedi liberi da calzature richiamano la nostra presenza ad ogni passo. Ogni passo diventa la meta, il punto di arrivo. La mente non divaga, ha l’occasione di ascoltare e conoscere il territorio in modo nuovo.

Nei cammini a piedi liberi ci incontriamo per scoprire insieme questo e molto di più lasciando che siano i nostri piedi a guidarci.

Dall’11 al 13 settembre Lago Santo a piedi liberi con Anita Constantini.

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✔  Mauro Agliata racconta i suoi primi 3 viaggi post lockdown

“Sono qui perché avevo un forte bisogno di respirare umanità”… questa frase semplice detta da una socia durante uno dei miei primi tre recentissimi viaggi in epoca covid, ha evidenziato due necessità essenziali: tornare a “respirare” (come se i mesi scorsi fossero stati in qualche modo vissuti in apnea) e immergersi nella calda umanità di un piccolo gruppo di persone che cammina in Natura e condivide panorami, fatiche, sguardi, camere, bagni e sorrisi. Questo è il minimo comun denominatore che ha condito queste tre esperienze e per me è stato un gran dono che mi ha rinfrancato, commosso e disintossicato dal gran rumore mediatico: tutto ciò non ha fatto dimenticare la sofferenza di tanti, i molti errori ed eccessi commessi, la commovente generosa resistenza di tutti gli operatori sanitari. Il passato è stato vissuto con rispetto, il presente con tanta voglia di una leggerezza impegnata ma semplice. E questo mi ricorda la scritta che c’è sulla maglietta che quest’anno diamo in dono a chi cammina con noi… “the more you know, the less you need”, piccola frase che sprona ad andare verso l’essenziale. Ecco quindi che, passo dopo passo, abbiamo tutte/i vissuto bene e con naturalezza anche quelle attenzioni che ci portavano ad applicare una distanza fisica di buon senso e di rispetto reciproco: non c’era bisogno di definirlo “distanziamento sociale” (orribile frasetta che contiene un evidente invito alla separazione e alla solitudine), bastava chiamarlo “distanza di sicurezza” e il messaggio sarebbe stato meno pesante ed efficace lo stesso. E proprio il muro del distanziamento sociale è stato abbattuto in men che non si dica dalla voglia di stare e andare insieme… che meraviglia!!!
E alla fine un caldo saluto ha chiuso le esperienze di cammino come un abbraccio virtuale che ci ha accompagnato fino a casa.
Mauro Agliata

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✔  I gruppi sostengono…

Segnaliamo alcune donazioni dai gruppi della Compagnia dei cammini degli ultimi giorni, generosità porta generosità: due donazioni fatte a favore dell’Associazione Lunghi Cammini:
- Cervino 8/12 luglio 145 €
- Cervino 15/19 luglio 80 €
Anche il gruppo Terre Mutate ha donato il fondo cassa all’Associazione Lunghi Cammini.

Il gruppo Paraloup ha voluto invece donare il fondo cassa di 50 euro a una realtà locale, il Centro Recupero Animali Selvatici di Bernezzo, che ci ha scritto:

“Buongiorno! Volevamo avvisare che abbiamo ricevuto la donazione e vi ringraziamo moltissimo!
Per noi è un grandissimo aiuto in un periodo difficile, grazie di cuore”

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✔  Lettere

« Leggo sempre con piacere le vostre iniziative e i tuoi scritti/pensieri/proposte. Ho una domanda che mi frulla in testa da un po’ di tempo e che si aggancia ai commenti riferiti al libro di Franco Michieli, che trovo interessante e che probabile acquisterò. Mi piacerebbe fare la domanda all’incontrario, anziché chiedersi se fosse possibile oggi fare un’impresa come la sua, io sono curiosa di sapere, che cosa avrebbe fatto lui (e noi tutti) con la stessa voglia di esplorare, di avventura, di libertà, di conoscere e buttarsi nel mondo se avesse/avessimo avuto tutti i mezzi a disposizione che ci sono ora? Un caro saluto e sempre complimenti per tutto quello che fate e nel modo in cui vi ponete in questo mondo, sempre più difficile e complesso. »
Michela

Risponde Franco Michieli:
Buongiorno Michela,
grazie per aver preso spunto dal paradosso proposto da Luca nella recensione a L’abbraccio selvatico delle Alpi ponendo una domanda molto significativa non solo per i viaggiatori, ma in generale per il nostro atteggiamento nei confronti della Terra.
La risposta è implicita in un’altra celebre domanda, che lo scrittore René Daumal fa rivolgere ai protagonisti del suo romanzo Il Monte Analogo: «E voi, che cosa cercate?»
È evidente che ciò che si può trovare durante un’esplorazione dipende dal modo in cui la conduciamo; cioè con quali occhi, con quali sensi, con quali capacità cognitive e con quale coinvolgimento fisico e psichico ci immergiamo nell’ambiente e nell’azione. Nel partire, ci troviamo subito a un bivio: mi interessa esplorare la possibile relazione fra l’essere umano nella sua essenzialità e la natura, oppure voglio raccogliere nuovi dati scientifici su un ambiente, rilevandone aspetti e dettagli che solo la tecnologia mi segnala? O ancora: viaggio per sperimentare condizioni in cui devo cavarmela autenticamente con le mie capacità, tenendomi il tempo per cogliere gli effetti prodotti su di me e sui compagni, oppure per fare una cronaca in diretta divulgando immagini e impressioni del momento, con un occhio al contesto presente e un altro al pubblico che aspetta i miei post?
Siamo dunque noi a dover valutare che cosa manca nella nostra vita personale e nella civiltà di cui siamo parte. Si esplora per provare a riempire positivamente con ciò che si scopre qualche «macchia bianca» nell’esistenza. Il che significa deviare dalle consuetudini del proprio tempo per battere altre strade (altrimenti, come si può essere esploratori?). Fin da quando ero ragazzo, mi sono convinto che le nostre mancanze più gravi stiano nella perdita di rapporto sempre più accentuata con le condizioni in cui l’essere umano si è evoluto e formato, quindi con una condizione quotidiana di avventura nella wilderness, fonte di molte consapevolezze perdute. Per questo partii da ragazzo per attraversare le Alpi senza tenda e con attrezzature minime, e proseguo ora compiendo traversate senza sentieri lasciando a casa anche cartine, bussola, orologio e cellulare. Mi interessa esplorare che cosa accade quando mi immergo negli eventi della natura senza le risposte preconfezionate di strumenti e servizi tecnologici: le scoperte sono completamente diverse e rivelano doti della persona e comportamenti delle forze naturali che non potremmo mai conoscere se interponiamo fra noi e il mondo le attuali tecnologie, costruite per sostituire e controllare le capacità naturali umane.
Per rispondere alla tua domanda, posso quindi dire che proprio la proliferazione dei mezzi oggi disponibili mi stimola a usarne sempre di meno (in questo senso mi danno suggerimenti!), per non perdere un tesoro esperienziale che ci racconta chi siamo e in che rapporto siamo con gli altri viventi. Se però il nostro obiettivo è scientifico, se vogliamo raccogliere dati per proporre diversi approcci economici, o se vogliamo sensibilizzare su condizioni di ingiustizia in certe aree del mondo, o denunciare sfruttamenti ambientali, allora gli strumenti di oggi acquistano senso ed efficacia, a patto di saperli usare in modo professionale e con grande onestà.
I viaggi della Compagnia dei Cammini sono per me bellissime occasioni per valorizzare e condividere il primo di questi approcci. Chissà che non ci si incontri in uno dei prossimi!
A presto e buon cammino
Franco

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✔  Il video finale

Il video racconto del cammino Tre passi nel presente, sulle colline pisane guidato da Nico Di Paolo, un cammino di pace, con yoga e altre pratiche.

Video Tre passi nel presente

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