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16 Gennaio 2025 (520 / anno XXV)
il cammino /298
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Elaborazione con collage sul Viandante di Friedrich, da “Arte a scuola”
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La cosa migliore è perdersi
Apro questo numero con una citazione dalla canzone che potete ascoltare integrale alla fine.
Se impari la strada a memoria di certo non trovi granché
se invece smarrisci la rotta
il mondo è lì tutto per te.
(Mercanti di liquore, Il Viaggiatore, 2008)
La cosa migliore è perdersi, il cammino è fatto di sorprese e imprevisti.
Buona lettura!
Luca Gianotti
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In questo numero:
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Un pensiero
Camminare in Sardegna
Sassi e calcare, sassi e calcare
Da solo scendi verso il mare
Strappi un ciuffo di lavanda profumata
All’improvviso il blu
Selvaggio lui
Selvaggio tu.
Luca Gianotti
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✔ Mongolia: quel bisogno così fuori dal tempo
Mi chiedono spesso: “Perché torni così di frequente in Mongolia? Non c’è niente lì!” Ed è proprio questo il punto. Non c’è niente, eppure c’è tutto. Ogni volta che cerco di spiegarmi, mi accorgo che non esistono parole migliori di queste.
Viviamo in un’epoca ossessionata dall’urgenza, dal fare e dal possedere. Corriamo verso obiettivi che mutano di continuo, inseguiamo sogni che si dissolvono al raggiungerli. Il tempo ci sfugge, o forse siamo noi a fuggire da lui, intrappolati in una rete di abitudini e convenzioni. Eppure, in un luogo come la Mongolia, dove l’orizzonte si apre senza fine, dove lo spazio domina incontrastato e l’uomo non ha ancora segnato la terra con la sua smania di controllo, lì accade qualcosa.
In quella vastità senza limiti, in quel “niente” che il mondo moderno non riesce a comprendere, trovo tutto ciò di cui ho bisogno. Non ci sono orologi che scandiscono le ore, non ci sono edifici a ostruire il cielo, non ci sono rumori a coprire il silenzio. C’è solo la terra, il vento, e un tempo che scorre lento, indifferente alla fretta che altrove ci consuma.
L’inverno, con la sua quiete, è un invito alla riflessione. È il tempo dell’attesa, della semina interiore. Ma già penso al prossimo luglio, quando tornerò in quella distesa infinita, e spero di portarvi con me, almeno con il pensiero. Condividere con voi quell’esperienza di “niente” che, alla fine, si rivela essere tutto. La Mongolia non regala cose; regala una domanda: “Chi sei davvero, senza il rumore del mondo?” E ogni volta che ci torno, trovo un frammento di risposta.
Micha Calà
(Micha accompagna a luglio 2025 due gruppi in Mongolia: dal 5 al 20 luglio e dal 19 luglio al 3 agosto)
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✔ Il primo guscio in lana merinos
Sapete già quanto noi apprezziamo la lana merinos, e di come le guide della Compagnia dei Cammini consiglino questo materiale per magliette e calze. Per tutte le stagioni, dall’estate all’inverno. Adesso arriva dalla Norvegia una grande novità: un guscio idrorepellente 100% in lana merinos. Non lo abbiamo ancora visto, sembra sorprendente, ma le recensioni sono molto positive. Il produttore si chiama Devold, un’azienda norvegese con più di 170 anni di storia. Azienda con forte impronta etica, che produce capi destinati a durare una vita. Produce da anni in lana merinos capi in intimo, mid layer e giacche. La giacca Devold Trollkryka Woolshell è pensata per l’inverno, escursionismo invernale e scialpinismo. È abbinata, se si vuole, anche a pantaloni salopette con la stessa funzione.
Partiamo dal costo, perché è significativo: 600 euro. Che è il costo di un guscio di altissima gamma. Però essendo 100% lana, non è in materiali plastici inquinanti, non è trattata con idrorepellenti e non contiene Pfas. Ed è naturale, quindi benessere e confort.
Sul sito mountainreview.it abbiamo trovato una recensione in italiano, molto positiva. Unico punto debole, ma dipende che uso ne volete fare, è il peso: in commercio esistono gusci molto più leggeri e meno ingombranti, adatti a chi fa attività sportive agonistiche (scialpinismo, trail running). Se qualche grammo in più non è per voi un problema, e il costo non vi spaventa, forse un pensierino va fatto…
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✔ Meridiani Montagne: Gran Zebrù e Valfurva
È in edicola il numero 132 di Meridiani Montagne, dedicato al Gran Zebrù e alla Valfurva. Stiamo parlando di una grande montagna (3851 metri) e del territorio versante lombardo del Parco Nazionale dello Stelvio. La rivista è come al solito uno speciale ricco di approfondimenti, accompagnato da una mappa inedita e da una parte finale completa di tutte le informazioni pratiche per andare (dove dormire, dove mangiare, ecc.). La Valfurva, quella di Santa Caterina, è una valle interessante: apparentemente il fatto che il turismo è dedicato allo sci potrebbe far pensare che sia stata stravolta, invece mantiene ancora un legame con le tradizioni contadine, e i paesi sono ricchi di testimonianze antiche. In valle si vive ancora il contatto con la natura e l’ospitalità di chi fino a pochi decenni fa era contadino o pastore. Un articolo ci racconta la storia della valle, e spicca l’interno di una chiesetta completamente affrescato nel Quattrocento (SS Trinità a Teregua). Camminando per i sentieri della Valfurva, ci si imbatte in diverse santelle (cappelle votive), alcune al limitare dei paesi o fra le case, altre lungo tratti di mulattiera, testimonianze della devozione popolare. Ovviamente Meridiani Montagne dedica articoli all’alpinismo, uno allo scialpinismo, uno all’escursionismo (una settimana in inverno facendo camminate con le ciaspole e sci di fondo). Un articolo parla della famiglia Compagnoni, entrata nella storia dell’alpinismo e dello sci (Achille e Deborah, in primis). Il tutto condito da belle foto e schede utili.
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✔ Incontro sul Cammino dei Briganti
Cosa ci portiamo a casa di un cammino? Cos’è che magari dopo anni ci fa ancora emozionare al solo pensiero?
Certo alcuni luoghi bellissimi o paesaggi mozzafiato possono essere ancora vividi nelle nostre menti, ma personalmente ciò che a distanza di tempo riesce ancora a smuovere il mio cuore sono gli avvenimenti inaspettati, a volte anche sventure, ma che difficilmente riuscirò a dimenticare; di questa particolare categoria fanno parte gli incontri fortuiti lungo il cammino.
Il mio primo cammino dei briganti è stata un’esperienza costellata da incontri indelebili proprio perché inaspettati e soprattutto genuini.
Casualità a parte, ritengo però che la potenzialità di questo cammino risieda proprio nell’attraversare solo piccoli borghi fatti di gente autentica, abitanti che restano e che resistono, dove il turismo per fortuna non è ancora arrivato e vedere uno strambo gruppo di persone che viene a far loro visita con zaino in spalla è un’occasione unica di scambio, di relazione, di orgoglio, di meraviglia ma soprattutto un aprirsi senza chiedere per forza qualcosa in cambio.
Tra pranzi improvvisati e condivisi con sconosciuti a Scanzano, partite di calcio con i ragazzini a Villerose o la riunione di famiglia del pastore Americo su al Lago della Duchessa, la lista sarebbe troppo lunga.
Del primo giorno di cammino però non scorderò il racconto del signor Cesare, quasi novant’anni, uno degli ultimi abitanti del borgo di Castelvecchio, che abbiamo incontrato mentre ci riposavamo vicino a un vecchio fontanile: “L’acqua buona, e l’aria pulita. Due cose ci sono rimaste qui, ma tanto mi basta per vivere felice” così esordisce la nostra conversazione. Nel notare alcune tracce di pane vicino all’abbeveratoio ci tiene a raccontarci una storia della sua giovinezza:
“Da ragazzini, se vicino a una fontana notavamo tracce di molliche di pane, sapevamo che erano passati i Briganti. Non quelli dell’800 eh! Noi chiamavamo così pure i ladri e i farabutti, quelli che non lavoravano e che andavano a rubare il cibo nelle case. Arraffavano tutto quello che potevano e scappavano via. E allora succedeva che per poter rendere mangiabile il pane che nel frattempo nei giorni si era fatto duro venivano qui, vicino ai fontanili, e lo bagnavano per renderlo più morbido. E a quel punto per noi era meglio stare accorti perché potevano essere ancora nei paraggi. Era una vita povera e difficile”.
Una persona estremamente semplice, un racconto essenziale, un incontro genuino avvenuto senza alcuna pretesa. Per me è metaforicamente una sintesi che racchiude l’essenza di questo cammino.
Dal 22 al 29 marzo lo ripercorrerò nuovamente, questa volta come guida della Compagnia dei Cammini, e chissà quante altre storie e incontri inaspettati ci saranno!
Graziano Occhipinti
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✔ Di buon passo nell’Appennino che resiste /5
Continuiamo il racconto di Salvatore del suo tour in Appennino con la bicicletta (gravel) alla scoperta di chi resiste.
✔ La foto di Robert Capa
Pendici dell’Etna, maggio 2024 – In due tappe e centotrenta chilometri di asfalto raggiungo Randazzo, alle pendici dell’Etna. Lascio le Madonie e accarezzo i Nebrodi. Dopo una deviazione per Castelbuono e Geraci Siculo, ritorno sulla statale 120, che ricalca la Regia Trazzera Grande di Palermo, una delle principali arterie della Sicilia, che collegava Palermo a Messina. Fu percorsa nel 1898 da Luigi Vittorio Bertarelli, fondatore del Touring Club Italiano, durante il suo lungo viaggio in bicicletta attraverso l’Italia.
Prima di Troina, nei pressi di Sperlinga, fu scattata da Robert Capa la celebre fotografia del soldato americano accovacciato mentre un contadino, con un bastone, gli indica la direzione presa dai tedeschi. La foto, scattata durante la campagna di Sicilia nell’agosto del 1943, è diventata un’icona della fotografia di guerra. Accosto la bicicletta alla bacheca in metallo che ricorda il luogo dello scatto e osservo la piccola collina che ho di fronte. Il paesaggio è completamente cambiato. Stento a riconoscere i luoghi. Il bosco ha preso il sopravvento, e rovi e sterpaglie hanno invaso i campi un tempo coltivati a grano.
Robert Capa, pseudonimo di Endre Friedmann, è considerato il più grande fotoreporter di guerra al mondo. Insieme al grande amore della sua vita, Gerda Taro, documentò la guerra civile spagnola. Gerda incontrerà la morte a Brunete, travolta dai cingoli di un carro armato lealista: la prima donna fotografa a perdere la vita durante un reportage di guerra. Oltre duecentomila persone parteciparono, a Parigi, ai suoi funerali.
A Troina visito il museo della fotografia di Robert Capa, dove sono esposte 62 foto inedite del grande reporter. Sebastiano Fabio Venezia, sindaco di Troina per due mandati, ha sfidato e sconfitto la mafia dei pascoli, recuperando 4.200 ettari di terreni e costituendo la più grande azienda silvo pastorale in Italia.
Dopo Cesarò visito l’abbazia di Santa Maria di Maniace, meglio conosciuta come il Castello di Nelson. Il 3 settembre del 1799, Ferdinando di Borbone la dona a Nelson, conferendogli anche il titolo di Duca di Bronte, per il decisivo aiuto offerto dall’ammiraglio nella repressione della Repubblica Partenopea. Raggiungo la Ducea nel primo pomeriggio. È maggio, ma nelle riarse terre siciliane è già estate inoltrata. Entro con la bicicletta nel cortile che ospita la croce celtica con l’iscrizione latina “Heroi Immortali Nili”, e mi affaccio alla biglietteria. Una gentile signora mi accoglie e mi accompagna nella visita.
Le stanze sono ampie, spaziose e arredate con mobili d’epoca, e si affacciano su un lungo corridoio decorato con quadri di battaglie navali. Un Bechstein domina il salotto, e ovunque sono esposti diplomi, lettere e ritagli di giornali. Nelson non vi abitò mai. Durante la spedizione dei Mille si ricorda il massacro di Bronte, ad opera di Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi. Il Generale aveva promesso le terre ai siciliani in cambio dell’appoggio alla spedizione. Tuttavia quelle speranze furono disattese e scoppiò una rivolta popolare, diretta anche contro i proprietari della Ducea, che possedevano oltre ottomila ettari di terreni. La rivolta popolare sfociò nel sangue e fu repressa duramente. Giorgio Bocca, che visitò Bronte nel 1991, scrisse che la repressione della rivolta fu “un freddo calcolo politico dei garibaldini… La Ducea di Nelson era proprietà degli inglesi e… senza gli inglesi Garibaldi non sarebbe sbarcato a Marsala e forse non ci sarebbe stato il Risorgimento”.
Salvatore Capasso
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✔ Gioco e cammino
✔ Dadi, bluff e pirati
Rieccoci alla rubrica sui giochi da tavolo e di società da poter fare in cammino.
In questo numero ci dedichiamo a un elemento molto comune in tanti giochi da tavolo, il rappresentante per antonomasia della fortuna, il dado!
Il gioco di cui vi parlo è Perudo, un divertente party game (per nulla banale) di bluff, calcolo e intuizione.
Le componenti sono come sempre facili da reperire e trasportare: avremo infatti bisogno di 6 set di 5 dadi da 6 facce, facilmente trasportabili in un sacchetto da circa 100 g di peso. Potremo poi utilizzare un semplice bicchiere o ciotola per coprire il lancio nascosto dei dadi.
Le regole sono molto semplici: si gioca tutti contro tutti, a ogni giocatore verranno consegnati 5 dadi e un bicchiere (se non c’è il bicchiere, le mani a cupola vanno bene lo stesso).
Ogni turno tutti i giocatori lanciano contemporaneamente i propri dadi e guardano segretamente il risultato; a partire dal primo giocatore e proseguendo poi in senso orario, si dovrà enunciare una puntata riguardante il numero minimo di dadi con una faccia (per esempio dichiaro che in gioco ci sono almeno 4 dadi con la faccia da 2); il giocatore successivo può dubitare, oppure può incrementare la puntata. Si prosegue finché qualcuno non dubita e si controllano le puntate: se la scommessa era giusta chi ha dubitato perde un dado, altrimenti se la scommessa era errata perde l’ultimo giocatore ad aver puntato.
Vince l’ultimo giocatore che rimarrà con almeno un dado.
Vi lascio un link con una descrizione più dettagliata delle regole: Wikipedia Perudo.
Un gioco dalla forte interazione tra i giocatori, dove vengono messe a dura prova le doti di intuizione e di convincimento degli altri; un modo molto diretto e veloce per far venire a galla le personalità anche più nascoste dei nostri amici al tavolo.
Curiosità: Il gioco è presente anche all’interno del famoso film “I Pirati dei Caraibi. La maledizione del forziere fantasma”, ecco l’estratto del film.
Buona visione, buona fortuna… e buon gioco!
Perudo, 100 g per i set di dadi, num. giocatori ideale 4/5, si può giocare fino a 8, durata: 30 min circa.
Graziano Occhipinti
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✔ Rassegna stampa
Luca Gianotti è stato intervistato in diretta su Rai Radio 1, nella trasmissione “L’Italia in diretta”. Tema: i cammini e l’iperturismo.
➤ Ascolta qui.
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✔ Viaggi a piedi Compagnia dei Cammini
Disponibilità posti al 16 gennaio (i viaggi qui non indicati sono completi o annullati)
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In cammino lungo il Reno, con il cane
Il cammino percorre il corso del fiume Reno e della Via Romea sino alla foce. Un cammino tra i pescatori di anguille, gli animali di palude, le Valli di Comacchio, la storia di Anita e Garibaldi, e gli uccelli migratori a scandire il percorso e farci sentire liberi di giocare con il vento.
Uomini e cani in un unico vivere in sintonia. Costituiremo una carovana errante attraverso l’immersione nella natura e nel vivere condiviso, cani e persone libere di incontrarsi e incontrare, capire e capirsi.
Due date a marzo, con Tomas Pirani, zooantropologo e guida:
➤ Dal 4 all’8 marzo
➤ Dal 18 al 22 marzo
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✔ Richiesta Catalogo cammini 2025
È un libretto di 48 pagine da tenere sul comodino per segnarvi le date dei vostri viaggi futuri, verrà inviato a tutti i soci della Compagnia dei Cammini degli ultimi 4 anni (2024, 2023, 2022, 2021).
Se non sei tra i soci camminatori del 2024, 2023, 2022, 2021, ma sei appassionata/o del camminare, è possibile chiederlo qui comunicandoci il tuo indirizzo completo e riceverlo gratuitamente a casa.
145 viaggi, tra cui molte novità.
(Non è prevista spedizione all’estero, chiederemo pertanto agli amici camminatori non residenti in Italia di scaricare il catalogo in formato digitale appena sarà disponibile sul sito.)
➤ Chiedi qui il tuo calendario 2025
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✔ Appuntamenti nella natura e nel naturale
Maschere da ogni angolo della terra
Matteo Casula, guida sarda della Compagnia dei Cammini, è collezionista appassionato di maschere da tutto il mondo. 300 pezzi raccolti in 20 anni. Ha anche creato il Museo Itinerante della Maschera. Organizza la prima mostra a Oliena (Nuoro) dal 17 al 26 gennaio. L'esposizione sarà itinerante, e Matteo è a disposizione per valutare sedi espositive nel resto d'Italia.
Guardate questo breve video.
Esplorazioni selvatiche delle Dolomiti WildFox
È stato pubblicata la scheda del cammino fuori catalogo WildFox per ragazzi dai 14 ai 17 anni dal titolo Into the Wild: esplorazioni selvatiche delle Dolomiti, una settimana dal 29 giugno al 5 luglio, accompagnati da Franco Michieli e Anita Constantini nel cuore delle Dolomiti Bellunesi. Ci si approvvigiona negli alpeggi, si dorme in tenda, si cammina anche fuori sentiero con la guida dell’esperto esploratore e scrittore Michieli.
➤ Scheda dettagliata Into the Wild
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✔ Lettere
Nicola Cirenei ci manda un breve video dal Capodanno sul cammino 100 torri in Sardegna, con Mara come guida. Grazie!
« Buon anno e buon cammino sempre!!!! »
Patrizia D.
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✔ Il video finale
Non dimentichiamoci dei Mercanti di Liquore, e della loro “Il viaggiatore”. Da riascoltare.
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✔ I nostri numeri
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