PERCHE' NON SUCCEDA DI NUOVO (PER CAPIRE, PER RIFLETTERE, PER IMPARARE)

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I MESSAGGI

Questa pagina contiene messaggi brevi, saluti, momenti di commozione, di solidarietà. Continuano ad arrivare, li metteremo on line come arrivano.

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Caro Luca,
sono Chiara D'Ottavi. Non ti scrivo per l'articolo sull'ecoturismo (uscirà in questi giorni su La Nuova Ecologia e ti aggiornerò), ma per chiederti un'informazione che mi preme molto di più e che spero potrai smentire. Diversi mesi mi arrivò una gentilissima e squisita e-mail da parte di un ragazzo che non conoscevo e con non ho mai incontrato di persona: Stefano Bigi. Ti incollo il testo qui sotto. Fu una sorpresa bella e incoraggiante. Ringraziai quella persona solo di sfuggita, ma mi ripromisi di contattarlo qualora ci fossero stati futuri eventi e reading di Snyder. Fui colpita e mi fece piacere ricevere complimenti così sinceri da uno sconosciuto (in un certo senso ciò è più gratificante dei complimenti che possiamo ricevere dalle persone che già conosciamo...) , tra l'altro per un lavoro che per me è particolarmente significativo e prezioso... e in questi mesi credo che le sue parole mi abbiano accompagnato in maniera "sotterranea". Più tardi scoprii anche che L'isola della Tartaruga era stato addirittura il libro che gli aveva cambiato la vita, secondo la sua definizione racchiusa in questo sito web:
http://www.repubblica.it/speciale/2005/appelli/libri/firme_raccolte_177.html

Poco fa, dopo aver ricevuto la vostra ultima newsletter, mi sono collegata al vostro sito e ho letto il tuo articolo su Stefano... non ti dico come ci sono rimasta...

Chiara (traduttrice italiana di Gary Snyder) 10.05.2006

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Siamo i familiari di Stefano Bigi, l’escursionista scomparso lo scorso 9 dicembre sull’Appennino Ligure, e vorremmo ringraziare pubblicamente tutte le persone e le organizzazioni che si sono dedicate alle ricerche di Stefano.

Il nostro ringraziamento va, in particolare, ai componenti delle squadre dei Vigili del Fuoco e dei Volontari del Soccorso Alpino che hanno compiuto le ricerche sul Monte Aiona e che sacrificandosi e rischiando in prima persona hanno consentito il ritrovamento di Stefano avvenuto lo scorso 13 aprile. In questi tristi mesi di attesa abbiamo avuto modo di incontrare delle persone eccezionali la cui dedizione ed umanità ci hanno dato grande conforto e ci hanno commossi. Li abbiamo visti affrontare la montagna in condizioni tremende e soffrire intimamente quando, tornando a valle, erano costretti a dirci: “purtroppo non siamo riusciti a trovarlo…”.

Rivolgiamo inoltre un sentito ringraziamento anche a Ugo Pattaro, Sindaco di Borzonasca, per la grande disponibilità nell’organizzazione delle ricerche, la discrezione e la sensibilità che ci ha costantemente dimostrato, e per il prezioso aiuto che ci ha fornito, insieme ai suoi collaboratori, nella definizione delle ultime formalità burocratiche che sono state necessarie per riportare Stefano a casa.

A tutti loro da parte nostra un grazie di cuore.


La mamma Marisa e i fratelli Paolo, Simona e Alberto.

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Sono un amico di Stefano, siamo stati compagni di tenda in Africa.
Come lui amo la natura, che è bella non perché la sfidi, ma in quanto hai la possibilità di immergerti in essa e di fonderti con lei: basta sdraiarsi su un prato, in un luogo poco frequentato, per assaporare delle belle sensazioni. Purtroppo l’ambiente possiede anche un fattore di incertezza che non gli si può togliere, ma è ragionevole e doveroso mettere in pratica tutti gli accorgimenti di sicurezza, per limitare il più possibile tale fattore e per non mettere, dunque, in pericolo sé stessi e gli altri. Se decidiamo invece consapevolmente di prenderci dei rischi alla leggera, commettiamo un atto di vero egoismo verso gli eventuali soccorritori o verso le persone che accompagniamo.
Il mio ricordo di Stefano, che non serve dire essere straordinario, è come quello che ho di quel capriolo che, in un’oasi del WWF, attraversò, davanti a noi due, il sentiero velocemente: un visione dolce, troppo rapida, ma indimenticabile. Da quel brutto dicembre, ormai, per me la contemplazione della natura è indissolubilmente legata al suo ricordo, in una fusione di malinconia e di gioia.

Come mio personale contributo, vorrei dare a tutti la possibilità di avere un po’ di consigli irrinunciabili per le escursioni in montagna, ricordando che uno zaino leggermente più pesante può tirarci fuori da molte brutte situazioni. Ecco l’elenco, che non pretende di essere esaustivo, ma può essere utile (di simili ne trovate in ogni associazione CAI o di escursionismo seria): spuntiamolo prima d partire:

CONSIGLI PER ESCURSIONISTI

• Chiedere informazioni a più persone della zona (soprattutto a esperti del luogo o a persone affidabili).
• Partire presto per evitare temporali pomeridiani; controllare molto bene il meteo; cercare di essere almeno in 3 persone.
• Materiali:
• Scarponi (con suola vibram, impermeabili e gore tex), ghette, ramponi (sempre se c’è neve: sconsigliati quelli completamente ramponabili; sconsigliati quelli in lega leggera o in alluminio: i ramponi devono essere in acciaio), piccozza.
• Calzettoni con rinforzi per evitare vesciche (eventualmente avere anche un ricambio).
• Pantaloni lunghi (non corti, per non esporsi al freddo, agli agenti atmosferici, alle vipere o alle punture di insetti).
• Camicia (a maniche lunghe, con un cambio).
• Giacca a vento impermeabile (possibilmente in gore tex), pantavento, mantella.
• Maglione (di lana o pile).
• Berretto (di lana o pile), berretto per sole, crema per labbra, guanti.
• Carta igienica; telefonino sempre carico.
• Carta topografica al 25000 della zona, bussola, dotata di righello (con possibilità di seguire l’azimut).
• Cordino da 8 mm, precauzionale (averne almeno 4: 3 da 1,5 metri da 6 mm, uno da 7 metri, per poter costruire un imbrago di emergenza), 1 fettuccia da 1,5 m. modello spectra, corda (uno spezzone da 25 metri da 9 mm.), imbraghi (meglio componibili, non interi), set da ferrata (se fate ferrate), casco, orologio (con altimetro e barometro); 3 moschettoni, in caso di emergenza.
• Pacchetto di medicazione con: benda, cerotti, crema per punture insetti, aspirine, diuretici e vitamine se vai in alta quota, per prevenire il mal di montagna, collirio, lasonil, aulin, qualcosa contro diarrea o vomito, compresse di paracetamolo, farmaci spasmolitici, compresse contro tosse, bottiglietta decongestionante nasale, compresse per il mal di gola, antiacido, disinfettante, tamponi di alcool, 3 lame da bisturi, qualcosa per dormire, 1 siringa usa e getta, 3 aghi, kit antivipera, capsule di nitrato contro angina pectoris.
• Racchette da neve (ciaspole) possono sempre servire.
• Lampadina tascabile e/o pila frontale (per segnali luminosi, in caso di emergenza notturna).
• Borraccia termos con bevanda calda.
• Bastoncini da trekking, sacco a pelo, che può servire anche per bivacchi di fortuna.
• Fischietto (per eventuale richiamo acustico, in caso di emergenza).
• Zaino razionalizzato, di buona marca e impermeabile.
• Creme solari, con fattore di protezione adatto alla quota, occhiali avvolgenti.

Ciao.

Nicola da BG 05.05.2006

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cari amici, miei e di stefano.
Sono appena tornata dalla turchia e dalla via licia, una terra che aveva
gia' visto i passi di stefano, quei lunghi passi che abbiamo vissuto
insieme solo un anno fa.
Il cammino e' iniziato nel suo ricordo. Sul promontorio in vista del
mare da cui partiva la via licia lo abbiamo ricordato. La sera l'assiolo
che lui riconosceva e amava ci accompagnava sempre con il suo verso un
po' triste. L'ho ricordato col suo gentile riserbo nei timidi contatti
con quella gente povera ma sorridente e generosa, nei mazzi di iris cha
i bambini dei villaggi piu' sperduti ci hanno portato. Ora il suo corpo
e' tornato ma lui non ha mai lasciato i miei pensieri come penso abbia
fatto anche con voi. Non posso non immaginarlo a spasso da qualche parte
dove non possiamo vederlo. Voglio ricordare pero' a me stessa il suo
sorriso largo, il naso scottato dal sole, l'entusiasmo per l'avventura
vissuta con lo zaino sulle spalle. Per cui non gli dico addio ma solo
arrivederci: so che ogni volta che percorrero' un sentiero, superero' un
valico o scendero' in una valle verdeggiante o brulla, ci sara' anche
lui.
Vi abbraccio tutti
Maria, 21.04.2006

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Grazie Mario e grazie a tutte le persone che, come te, in questi lunghi mesi,
hanno lavorato per la ricerca di Stefano con tanta tenacia e professionalità e
sempre con grande umanità.
Sapevamo che eravate costantemente sul campo, impegnati nelle ricerche, facendo
tutto quanto fosse possibile per trovare Stefano; questo è stato molto
importante per noi, perché ci ha dato il conforto di sapere che non è mai stato
lasciato nulla di intentato, e che Stefano, lassù, nella neve, non è mai stato
solo e abbandonato.
Grazie anche per aver accompagnato Stefano fino al cimitero di Reggio Emilia,
fino alla fine, come grandi amici!
Con tanto affetto vi stringo tutti in un abbraccio al quale si uniscono la mia
mamma ed i miei fratelli.
Simona sorella di Stefano, 20-04-06.

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sono Mario volontario del soccorso alpino staz.tigullio di rapallo;oggi si, posso scrivervi finalmente.Mi ero ripromesso di farlo non appena il corpo del povero Stefano fosse ritrovato e oggi in una operazione congiunta con i vigili del fuoco si èpotuto finalmente dare il corpo alla famiglia.Vi assicuro che la nostra stazione non ha mai interrotto le ricerche,l'ultima prima di oggi è stata domenica scorsa in una giornata pessima con visibilità nulla insieme alla sorella che con grande dignità ha partecipato alle ricerche e dalla quale io e penso gli altri hanno ricevuto una lezione di forza. Bene scusa ma non ricordo il tuo nome ma ti ringrazio per questo.Non so se leggerai mai questa lettera ma forse qualcuno te la riporterà.Eravamo daccordo che ci saremo risentiti per organizzare altre ricerche ,ora non c'è piu' bisogno.Noi siamo venuti sulla zona in ricerca in questo inverno molto nevoso (almeno qui) circa una trentina di giorni con la speranza di darvi notizie del vostro famigliare o amico e oggi siamo riusciti a ricostruire finalmente il percorso che il povero Stefano ha compiuto una volta arrivati in vetta dopo tante congetture e testimonianze:è chiaro che dalla madonnina è tornato indietro anche se non per molto,circa fino al painoro "pian delle pumme"ove giustamente ha piegato verso sud nella direzione della strada sterrata che i partecipanti ben ricordano.Purtroppo forse cadendo è finito nel rio maccetta(quante volte siamo passati di li cercando ma il rio era coperto di neve)ed è proprio li che è stato trovato completamente nell'acqua ancora con lo zaino addosso.Bene scusate la lunghezza della lettera ma volevo scrivere dopo tanti giorni di ,credetemi,frustrazione e tristezza;il fatto ha colpito molto noi,forse perchè in una zona che conosciamo bene e quindi increduli che di cio che è successo.Un abbraccio alla famiglia e agli amici che ho conosciuto domenica scorsa e che soffrono di un lutto terribile.Siamo sempre a disposizione per voi per qualsiasi cosa e informazione .Ciao Mario e la stazione . 13.04.2006

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13/04/2006 Ritrovato Stefano Bigi disperso il 9/12/2005 sul Monte Aiona.
Abbiamo ritrovato il corpo del povero Stefano nel rio Macetta sul versante sud del Monte Aiona a 1500 m circa di altitudine. Il ritrovamento è stato effettuato da una squadra di 10 Vigili del Fuoco SAF alle ore 13 circa di Giovedi. Dopo l'autorizzazione del magistrato, abbiamo effettuato il recupero con l'elicottero per il trasporto del corpo a valle in località Rezzoaglio.

Cordiali saluti
Albino Fabio
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Ciao Stefano,
ti ho conosciuto andando in Africa. Eri l'appassionato di natura e animali, quando avvistavamo qualche volatile stavamo sempre ad ascoltarti. Ne parlavi, li conoscevi tutti come fossero tuoi. Di te conservo ancora alcune foto e il libro sugli animali della savana che tu e Nicola mi avete regalato quando mi sono laureata.
Quando ho sentito al TG che c'era un disperso, Stefano Bigi, milanese. Stupidamente ho sperato si trattasse di un omonimo. Quando ho ricevuto il messaggio di Patrizia m'è mancato il fiato. Mi sono incollata alla rete cercando notizie e aggiornamenti, sperando. Ho espresso un desiderio e purtroppo non sono stata esaudita.
Da allora ti penso tutti i giorni, e quando entro in casa vorrei darti tutto il calore della mia stanza, e quando tira vento per strada penso "chissà che ha dovuto patire Stefano" .
È atroce il pensiero che sei finito così, chissà dove, non riesco immaginarti in difficoltà. Sarà che in vacanza eri uno dei supertosti, equipaggiato, preparato, anche ambizioso, perché no. Non ti ci vedo a perdere l'orientamento, a essere confuso. A impaurirti. Di certo è stato l'errore di qualcun altro a farti smarrire.
E' atroce dire questo ma spero che incidenti del genere non si verifichino più, anche se per esperienza personale so che gli scellerati esistono, senza distinzioni di sesso o di età. Certo anche la sfortuna gioca un ruolo purtroppo determinante.. Abbraccio tutte le persone che ti conoscono, i tuoi familiari e tutti i tuoi amici.
Spero di poterti salutare, un giorno.
Ciao. Francesca. 22.03.2006

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In questi giorni ho riletto Aria Sottile di Krakauer che avevo regalato a Stefano circa un anno fa per il suo compleanno. Come probabilmente la maggior parte di voi sa, il libro racconta una spedizione sull'Everest del 1996 a cui l'autore ha partecipato e che è finita in tragedia con la morte di 17 persone.
Nel leggerlo mi sono rimaste impresse due frasi; la prima, tratta da Lord Jim di Conrad, è terribile e mi ha lasciato particolarmante turbato: mi chiedo con angoscia se sia tornata nella mente a Stefano (che amava molto questo libro) nel momento più difficile. La seconda è di una semplicità disarmante e penso possa dare a tutti noi un profondo insegnamento (perchè nessuno, tantomeno una guida, debba "ragionare come un soldato in guerra"!!).

... "Ci sono molti gradi di rischio nelle tempeste e nelle avventure, e solo di tanto in tanto emerge, dalla superficie dei fatti, una sinistra intenzionalità di violenza - quel qualcosa di indefinibile che si impone alla mente e al cuore dell'uomo e gli fa capire che questo concatenamento di incidenti, questa furia degli elementi, sono diretti deliberatamente contro di lui, con uno scopo maligno, con una virulenza incontrollabile, con una crudeltà senza limiti, che gli vuole strappare la speranza e la paura, il dolore della fatica e la bramosia del riposo; e questo significa frantumare, distruggere, annientare tutto ciò che egli ha visto, conosciuto, amato, goduto e odiato; tutto ciò che non ha prezzo e che è necessario - la luce el sole, i ricordi, il futuro - e questo significa spazzare via del tutto dai suoi occhi questo prezioso mondo, con il semplice e terribile atto di togliergli la vita"
Joseph Conrad

...." La verità pura e semplice è che sono salito sull'Everest pur sapendo di sbagliare, e così facendo ho contribuito alla morte di tante brave persone, cosa che probabilmente mi peserà sulla coscienza per molto, moltissimo tempo."
Jon Krakauer
.....
E' ormai più di un mese che in questo sito arrivano ogni giorno numerosi messaggi di amici di Stefano.

Vorrei semplicemente dire che ci avete dato un grande conforto e che ci avete fatto scoprire dei sentimenti veri e profondi.

Vorrei ringraziare la Boscaglia che sta svolgendo un lavoro serio ed importante, facendo di tutto per evitare che queste tragedie possano ripetersi ma che soprattutto ho scoperto essere una organizzazione fatta di persone pulite come raramente se ne incontrano.

Infine vorrei ringraziare i ragazzi del soccorso alpino e dei vigili del fuoco che hanno affrontato la montagna in condizioni tremende per trovare stefano e che ho visto soffrire intimamente per gli insuccessi.

Un abbraccio
Alberto fratello di Stefano 24.01.2006

p.s. Mi ha molto colpito quanto ha detto un ragazzo del soccorso Alpino .... "avrei preferito che si perdesse sulla nord dell'Eiger in invernale che sul monte Aiona che nessuno conosce ". A lui vorrei solo dire che probabilmente Stefano avrebbe preferito il suo appennino.

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Per me Stefano non è mai stato Stefano. Per me è sempre stato ed è ancora il Bigi.
Credo che in ogni momento trascorso insieme, e sono stati tanti, io non lo abbia mai chiamato Stefano. E quindi anche ora, come sempre, mi rivolgo a lui come al caro vecchio Bigi.
Ci siamo conosciuti in università, molti anni fa e abbiamo approfondito la nostra amicizia nei boschi del Parco del Ticino, dove io ho lavorato per tre anni e dove lui prestava la sua opera di preziosissimo volontario. E poi, come ha scritto Paolo, ha giocato con me a fare l'attore. Etienne Biji, un nome d'arte, uno pseudonimo da grande attore romantico inventato per dare un ironico lustro a un gioco cinematografico tra amici.
Un uomo a volte insondabile il Bigi ma un uomo sempre di grandi e forti sentimenti e di grande e forte impegno e sensibilità. Per la Natura, per l'Amicizia, per quello che in cuor suo palpitava come ideale di un Mondo Migliore. Al Bigi associo soltanto una parola: lealtà.
Mi ripugna quello che sto scrivendo. Mi sembra di scrivere un epitaffio. Non riesco ancora a credere a quello che è successo. Una parte di me si rifiuta di pensare che non ci sia più. Mi sembra sempre che sia qui con noi o, tuttalpiù, al di là di di un telefono o di un monitor di computer. Non riesco ancora a valutare ciò che ha mosso in me questa tragedia. Percepisco soltanto gli echi di un segno profondo e indelebile che con il tempo affiorerà e si paleserà per quello che è. Per quello che è nella realtà e per quello che è dentro di me.
L'anno scorso, a Natale, il Bigi mi scrisse queste parole. Era il suo dono per me. Le riporto qui di seguito...

"Caro Andrea, visto che tu sei una persona speciale
non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per toccare le stelle.
E tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.

Buon Natale
Stefano"

Ecco, questo è Stefano. Il Bigi.
Andrea Bellati - 21.01.2006

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Non ero propriamente amico di Stefano, ma amico di un suo amico. Ci siamo
incrociati qualche volta, in un'oasi Lipu o davanti a una birra, e me lo
ricordo bene.
L'amico comune ama dilettarsi in cortometraggi che poi mi mostra a ripetizione,
e ogni occasione è buona per mostrarli ancora, cosicchè ormai li so a memoria
e ogni scena è ormai fissata nella mia mente come un assoluto.
Fatto sta che in questi cortometraggi capitava che recitasse anche Stefano.
Un contadino con giacca a quadri e sottofondo di musica country, oppure un
esperto che, libro alla mano e pipa in bocca, illustra la questione rilevante.
La vita reale, in un bar, tra la confusione, quando si è in tanti, passa
e sfuma, ricordo le impressioni, non quello che ci siamo detti, e anche nelle
oasi, c'era sempre qualcos'altro da fare, o qualcun altro con cui parlare.
Ma i cortometraggi no, quelli non passano. Dunque io Stefano me lo ricordo
soprattutto in video, mentre gioca e si diverte a fare l'attore.

Adesso la situazione è strana e sospesa. Bisognerebbe piangere, stramaledire,
consolarsi, inveire. Stefano non c'è, e non si trova, resta l'immagine, in
chi l'ha conosciuto e in fotografia, e in video. Come si fa a piangere davanti
a un'immagine, davanti a una astrazione, davanti a una recita?
Non sto per dire niente che riguardi il soprannaturale, in cui non credo.
È solo un ricordo che mi aiuta a gestire meglio il dolore. Magari è il destino,
o come volete chiamarlo, che (scegliendosi compagni gioiosi e aiutanti irresponsabili)
gioca anche lui.
Comunque: nel primo cortometraggio, in realtà una sequenza di fotografie
tipo fotoromanzo, il contadino con la giacca a quadri vaga nel bosco, d?inverno,
con il sole. A un certo punto la musica country sfuma e ne interviene una
da profondo rosso. Il contadino vede un cumulo di foglie, in lontananza,
si avvicina, e sotto le foglie trova un cadavere.

Un saluto, a tutti quelli che fanno le cose per divertirsi

Paolo Egasti
Milano
17/01/2006
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Caro Luca, da tempo pratico escursionismo a vari livelli, ma solo escursionismo. Sono del CAI, condivido il tuo modo di andare.
4 o 5 anni fa La Boscaglia propose un corso per accompagnatori, ti telefonai, inviai la richiesta di partecipare anche solo come uditore. Ero già allora accompagnatore di escursionismo, ma il bisogno di arricchirsi è continuo, purtroppo non se ne fece nulla.
Continuai ad accompagnare gente, a fare corsi consigliando di leggere molto (Toreau, Kugy, Vergari... .Morelli e loro filosofia del camminare)
Cosa c'entra questo con l'incidente del gruppo di Piacenza? Per fortuna c'è tanta gente umile, che almeno nel tempo vissuto in montagna scopre che è piu' importante "come", piuttosto di "quanto".
Ma è in aumento il numero di coloro i quali conoscono la Natura solo da dietro al vetro e, spinti dalla tecnologia, con i numeri in testa, ad essi fanno riferimento dimenticando (o non avendo mai saputo) che ogni giorno, ogni momento è diverso sul campo ed i calcoli (che è giusto fare) fatti a tavolino possono subire variazioni anche notevoli, che la programmazione non fa mai rima con la Natura, che l'entusiasmo è una cosa; il fare, sempre, un'altra.
E' uno sforzo continuo che chi ha certe responsabilità deve fare.
"Far vivere il presente": si può tornare felici ed appagati senza "aver fatto la cima" o avendo dimezzata l'escursione.
Noi popoli benestanti abbiamo l'enorme fortuna di camminare per gioco, e allora perchè non farlo bene?
Anche il rischio, a volte, fa parte di quel gioco: la vita, ma consapevolmente.
L'incoscienza non è ammessa quando si accompagna: un recupero è spettacolare, ma prevenire deve essere la regola.
Hai fatto molto bene ad aprire questo forum. Si impara acoltando, a volte anche sbagliando, ma che serva a qualcosa, almeno.


Sergio G. - 15.01.2006

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Gentile redazione,
mi chiamo Andrea Jacomelli,guida ambientale escursionistica,presidente della Compagnia Escursionistica Toscana,affiliata Lega Montagna-UISP Firenze.
Ricevo puntualmente "camminare informa" ed ho letto con apprensione nell' ultimo numero, della tragedia in Appennino Ligure.
Trovo utile il vostro approfondimento che mi impegnerò attraverso i miei canali associativi e di Lega a divulgare.
Con rammarico e dispiacere, mi permetto però di ammonire e di richiamare alla riflessione,tutte quelle persone,che all'interno di gruppi trekking, si improvvisano accompagnatori, senza avere un'adeguata esperienza e conoscenza delle più elementari tecniche di soccorso e di progressione di gruppo, soprattutto in caso di avversità meteo,ma che con molta presunzione e totale insensibilità al pericolo,assieme ad inconsapevoli partecipanti,spesso escursionisti domenicali,si lanciano all'avventura per provare l'ebbrezza della sfida con la Montagna,e per compensare forse l'insoddisfazione dell'esser costretto a vivere in città.
La Montagna è una madre crudele che si nutre di sacrificio,impegno,dedizione,passione, e che non perdona gli errori.
Saper tornare indietro,avere l'umiltà di dire "per oggi basta" non è una giornata di ferie sprecata, ma un atto saggio e dovuto soprattutto se non siamo da soli.
Un saluto.

Andrea Jacomelli - 15.01.2006
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Insieme agli amici della sezione LIPU di Varese abbiamo completato le pagine del sito dedicate al ricordo di Stefano.

Di seguito il link per visualizzarle:

http://www.lipu.varese.it/articoli/stefano/stefano.htm

sono raggiungibili anche dalla home page del sito: http://www.lipu.varese.it/

Come vedrai abbiamo incluso anche il link del sito de LA BOSCAGLIA.

Grazie e a presto,

Lorenzo Colombo Buguggiate (VA)

PS: seguo con interesse il vs. lavoro di raccolta informazioni e considerazioni sull’accaduto: davvero lodevole !!

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Non ti ho mai conosciuto Stefano,

non posso quindi condividere particolari ricordi raccolti lungo i tuoi tanti cammini,

ma dai messaggi che ho letto emerge – oltre il camminatore – il ritratto di una persona positiva, entusiasta, sempre aperta e disponibile verso gli altri,

in una parola, una persona VIVA dentro.

Ed è questa l’eredità più grande che ci lasci, per continuare a esserci nei nostri ricordi.

E di questo dovremo ricordarci (e dovrò ricordarmi) percorrendo qualche sentiero.

Perché ha poco senso mettersi in cammino per “cercare l’impresa” o “superare i propri limiti” se non si trovano tempo e voglia di guardarsi attorno e condividersi con gli altri.

Mi dispiace di non avere fatto in tempo a camminare un po’ con te. Peccato.

Buona Strada !

Luca B. - Bologna, 11.01.2006

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Ho conosciuto Stefano quando ho cominciato a frequentare la Brabbia e la LIPU, 3-4 anni fa. Non posso per questo dire di essere stato suo amico nel senso più profondo, ma lo conoscevo e lo stimavo: per me Stefano ha significato una presenza rasserenante, una figura forse apparentemente timida ma sempre capace di ascoltare con passione e con un sorriso chiunque si rivolgesse a lui. E questa sua immagine mi è ritornata alla mente quando, quella domenica, ho sentito il suo nome echeggiare da un telegiornale…
Ora il ricordo più vivo che mi resta, è legato a quando scoprimmo di condividere la medesima passione per l’ambientalismo radicale, legato ai contenuti forti dell’ecologia, intesa non solo come scienza ma anche coscienza.
E questo è il rammarico personale per me più doloroso: non avere cercato l’occasione e il tempo per approfondire insieme e condividere quel filo che ci univa.
Quasi per caso infatti, ci siamo riconosciuti un giorno appassionati lettori di Gary Snyder, il poeta americano esponente di quel movimento culturale denominato, per semplicità ma forse non per chiarezza, dell’ecologia profonda.
Mi pare di ricordare che Stefano aveva avuto l’opportunità di ascoltare Snyder, in occasione di una sua conferenza in Italia, parlandomene in termini entusiastici. La sua passione mi aveva molto colpito, in quanto era la stessa che avevo provato anch’io le prime volte che ho letto le poesie di Snyder e che raramente avevo potuto condividere con altri. Anche lui aveva fatto la stessa esperienza percorrendo strade diverse, forse solo apparentemente.
Pensando al suo destino, - al di là di tutte le considerazioni che sono state fatte sull’avventatezza della escursione, la mancanza di attrezzatura specifica ecc. che condivido -, mi pare di cogliere un legame con quel senso, che Stefano coltivava, di unità profonda con la natura e con tutto ciò che vive. Natura che in questo caso si è mostrata soggetto capace di determinare un destino, per noi assolutamente terribile.
E se un senso vogliamo trovare a quanto accaduto, forse questo risiede nel sapere che la nostra appartenenza al “selvatico”, per usare un termine caro a Snyder, comporta essere, in questo pianeta, ospiti fragili immersi nel mistero di vivere.
Praticare nella nostra quotidianità, personale e di gruppo, questa consapevolezza sarà certamente una buona maniera per ricordare insieme Stefano.

Luca C. LIPU Varese - 9/1/06


“ …la linea nitida e discontinua del mare frangente –
interfaccia dei flussi e delle maree –
gabbiani si posano sul punto d’incontro
per il pasto;
scivoliamo accanto a scogliere imbiancate.

La grana delle cose.
Sciaborda e sospira,
scivola via.”

Gary Snyder

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Dedicato a Stefano,

La Nuvola

O nuvola, o sorella , provochi una brezza candida.
O nuvola, o sorella alata, io e te siamo adesso una sola cosa.
Non ero un'anima da lungo tempo. I muri sono crollati,
le catene si sono spettate. Ed io mi sono elevato verso di te.

(Khall Gibran)


Quando Luigi ci ha dato la notizia, nessuno del gruppo voleva crederci, abbiamo sperato di rivederti ancora.
Porterò sempre con me l'immagine del tuo sorriso, quando alla festa del camminare è giunto il momento di salutarci. Ricordo la tua capacità di entusiasmarti e di trasmettere la tua gioia anche a chi ti era intorno.
Ancora non riesco ad accettare che non ti rivedro più sbucare in cima al gruppo, ti riconoscevo da lontano.
Io credo che la qualità dei rapporti sia più importante della quantità, ed è proprio per questo che la tua scomparsa mi ha lasciato un vuoto immenso.
Voglio pensarti sempre in mezzo a noi, anche se tra le "nuvole".

Ciao e alla prossima (come mi dicevi tu...)

Daniela (Mantova), 05 gennaio 2006

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Buongiorno a tutti..
prima di tutto voglio esprimere la mia tristezza per quello che è successo..sono
un ragazzo di Selva di Ferriere ho 25 anni e posso dire di conoscere a memoria
tutti i monti di questa zona amando le camminate sui monti.
Il 9 dicembre io e alcuni miei amici avevamo in programma un giro sul monte
bue...ci siamo svegliati preparati...siamo arrivati nel posto dove parcheggiare
l'auto..ma visto l'aumentare della nevicata....siamo tornati indietro e fermati
a bere al bar..sul bue ci siamo andati il giorno dopo e ho fatto spendide
foto che ho postato sul sito http://selvaferriere.altervista.org/content.php?article.66
QUEL GIORNO ERA IMPOSSIBILE PROSEGUIRE!!!!!!!!!!........oltetutto non c è
montagna più brutta per essere travolti da una tempesta che sul monte Aiona,
pianeggiante e con la nebbia non si ha punti di riferimento....e non si
poteva fare errore più grave che dividersi in gruppi!!!......chi conosce
bene le montagne non commette questi errori....certo sono arrabbiato perchè
perchè una persona è tutt ora dispersa quando un po di buonsenso in più l'avrebbe
salvata. Ciao a tutti
Massimo

05.01.2006

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A Stefano

Ho cercato in questi giorni di sfuggire da questo sito, rinnegando la realtà, evitando (per quanto possibile) di pensare ai giorni, troppi oramai, che sono trascorsi dalla tua partenza. Un vecchio amico toscano, ogni volta che giungeva il momento di salutarci al termine di un periodo di vacanza, mi diceva sempre: "domani non vengo a salutarti perchè non mi piacciono gli addii; farò finta di nulla e aspetterò il giorno del tuo ritorno. Allo stesso modo non voleva mai anticipatamente sapere del mio arrivo..amava sorprendersi nel vedermi comparire, nell'incontrarmi per strada nel borgo dove lui abitava...". In queste lunghe settimane ho soprattutto sperato che accadesse ciò, di vederti improvvisamente arrivare (in fondo ci hai abituato ai tuoi arrivi...in solitaria). Ho preferito riguardare le foto che ho scattato nelle varie occasioni condivise, pensare alla tua voce e alla modalità con la quale scherzavamo ogni volta in cui ci si incontrava: da gnomo (nelle fiabe e nella vita) mi toccava "arrampicarmi" sulle tue lunghe gambe per abbracciarti e baciarti.
Non ho avuto ancora il coraggio di leggere quanti hanno già scritto di te, nel mare comune di ricordi.
In questo momento c'è solo tristezza, infinita, da parte di chi ha avuto, come me, la fortuna di conoscerti.
Sorrido pensando che sei l'unico di noi che poteva abbracciare una quercia secolare senza sfigurare: forse una delle immagini più vere del tuo rapporto/amore con la natura. [si riferisce alla bella foto che ci ha mandato, è nella pagina delle foto - ndr]
Antonio R. - Milano

04.01.2006

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Ho letto i messaggi che continuano ad arrivare per ricordare Stefano. Non
riesco ancora a credere che non ci sia più, in tutti riconosco gli ultimi
momenti che ho vissuto assieme a lui, ricordo l'entusiasmo sfrenato che
aveva per Appennina 2005 la mattina che siamo partiti da Milano. Ricordo che
ci ha distaccati anche per andare alla stazione Centrale. Io lo prendevo in
giro bonariamente dicendogli di non correre che tanto sicuramente il treno
non sarebbe certo partito in anticipo, al limite con qualche minuto di
ritardo! Aveva una gioia quella mattina...come al solito del resto.
La sera prima ci aveva mostrato orgoglioso i tuoi ringraziamenti sull'ultimo
numero del Camminare informa. Io avevo letto i suoi interventi, sul lupo e
le centrali ad energia eolica, ma non avevo badato ai ringraziamenti. Gli
avevano fatto molto piacere.
Era entusiasta anche della festa del camminare, diceva che c'era stato
qualche disguido per il mal tempo ma si era divertito moltissimo,
soprattutto il giorno dell'escursione sulla neve con il sole. Adattarsi per
lui non era un problema.
Leggendo i messaggi mi rendo conto di quanti amici abbia avuto, molti lo
conoscono meglio di me, molti sanno esprimere meglio di me quello che è
Stefano. Io l'ho riconosciuto soprattutto nelle parole del fratello Alberto.
Pensavo di aver intuito quello che aveva trovato dopo una lunga ricerca nei
tanti amici che ormai frequentava regolarmente. Io sapevo di aver trovato un
amico di cultura ed intelligenza non comuni. Una persona coerente, una
qualità che secondo me non è comune ai nostri giorni. Mi è difficile
continuare a scrivere.

Penso ti faccia piacere riceve una fotografia curiosa di Stefano, con il suo
commento. Lo riconosci?
E' il Picchio Nero, io lo ricordo così... [la foto e nella pagina delle foto - ndr]

Buon anno
Mauro

03.01.2006

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Ho conosciuto Stefano sull'Alta Via delle Dolomiti l'estate scorso. Quando ho capito ciò che era successo, ho scritto una lettera a Stefano. L'altro ieri una altra participante del gruppo mi ha corretto gli errori di lingua e di ortografia.

Vi prego di inserirla sullo sito con gli altri messaggi ricevuti.

Grazie
Paul

Caro Stefano,

Il mio indirizzo email è quello del lavoro. Questo ha lo svantaggio che i messaggi della Boscaglia e quelli del gruppo dell'Alta Via arrivano in un ambiente dove sono sempre di fretta o impegnato in cose del lavoro. Di solito non riesco a spostarmi nella lentezza che mi ci vuole a capire tutti quei testi in un' altra lingua e destinati non solo a me ma a tutto il gruppo o magari tutta La Boscaglia. Non ho il tempo, penso spesso, e poi non mi riguarda personalmente. Dopo dimentico.

Così solo oggi, a Natale, ho incominciato a cercare di capire tutte quelle mail in cui si parlava sempre di te. Subito, quando sembrava serio, ho pensato che doveva essere un altro Stefano. Oggi ho prima letto i commenti e solo dopo ho finalmente decifrato i brutti fatti. Mi ha colpito come un martello l'inizio dell'editoriale della ultima CamminareInforma: Hanno sospeso le ricerche.

E mi riguarda personalmente. Ho preso personalmente il tuo indirizzo l'ultimo giorno del nostro trekking, e lo conservo sempre sul cellulare. Volevo senza dubbio rivederti quando fossi tornato in Italia.

E ho bei ricordi che per me appartengono ai momenti più "carezzati" dell'anno scorso. Per il piacere enorme che ho vissuto nello stare insieme a te, vicino a te in alcune situazioni.

Il giorno in cui siamo arrivati noi tre per primi al rifugio Lagazuoi, tu, Luka e io, e ci siamo fatti ammonire da Raffaella perchè avevamo perso di vista il gruppo. Come uno scherzo, siamo stati "puniti" a dividere la stanza, noi tre con degli stranieri. Ho riso per la punizione e mi sono divertito come un pazzo a chiacchierare con quegli stranieri e sopratutto con le straniere. Ma più di questo, mi sentivo lusingato di essermi classificato con voi due bravi, e felice di godere della vostra amicizia. Mentre facevo la doccia, avete spostato la mia roba perchè l'avevo messa, senza saperlo, sul letto di quella ragazza tedesca.

Il giorno che siamo scesi del rifugio Giussani, ho migliorato la mia tecnica di discesa copiando la tua. Su quel cammino largo ma ripidissimo, ho smesso di fare grandi passi e invece ho sollevato i piedi. Cioè, mi sono messo a correre, almeno così sembrava perchè il movimento è quello della corsa, però lo sforzo è molto minore perchè si scende. La resa controllata alla gravità. E tanto piacevole ! Mi ricordo che ridevi come un ragazzo e che abbiamo spartito quel piacere. E quando hai ripreso la marcia normale ad alcune curve dell'arrivo, ho detto "ancora un po' di più", e ci siamo rimessi a correre.

Il giorno dopo, sul prato scendendo dal Monte Corvo verso quella curiosa malga, la stessa esperienza. Eri più veloce di me, ma stavo migliorando ed ero solo poco indietro. Più che una gara mi è sembrato un gioco, piacevolissimo.

Quando ero in Inghilterra alcune settimane dopo, sopratutto nelle discese, mi sentivo spesso nelle Dolomiti e vicino a te, perchè quelle discese rapide erano e saranno per sempre associate a quella esperienza di amicizia, di stare insieme, di "spartire il piacere". Dopo, a tutto il gruppo ho scritto: "Mi sono piaciute sopratutto le discese e ho dovuto pensare molto ai momenti in cui stavo saltellando insieme a Stefano. In una discesa ho anche superato due squadre di mountain bike !"

Allora, non ci sei più, Stefano. Mi viene un dolore immenso quando me ne rendo conto.

Ma più che indignazione o giudizi sulle circostanze, voglio esprimere la mia gratitudine. Per quei bei momenti in cui ho potuto godere di alcuni frammenti della tua bellissima persona.

A Dio.
Paul Kerkhofs, Anversa, Belgio 03.01.2006


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Ho fatto fatica a non scriverti nulla fino ad ora ma sai ho pensato che in
certe situazioni è opportuno far regnare un pò il silenzio, quel silenzio
che non ha voce ma in cui ci si sente tutti uniti...
Sai anch'io , nonostante lo conoscessi da poco, ho vissuto in maniera molto
forte questo dramma... pochi giorni in Corsica ma sufficienti per entrare
nella vita di Stefano... mi sono immediatamente affezionata a lui forse
perchè lo vedevo fra tutti una persona bisognosa di attenzioni vista la sua
timidezza...
Timidezza che presto si scioglieva se facevi vedere che eri li, che c'eri ,
che non era una persona qualunque ma era un amato compagno di cammino...
E x questo spirito di gruppo che sei riuscito a far crescere non finirò mai
di ringraziarti, per me sei stato di grande insegnamento nei momenti facili,
nei momenti difficili, nelle discussioni e nei momenti di relax... e ti dirò
che mai in una vacanza mi sono sentita così vicina a tutti voi, neanche con
amici storici...
Poi alla Festa del Camminare, Stefano mi sembrava un altro quando mi è corso
incontro e mi ha detto che non vedeva l'ora di vedermi e che era felice che
ci fossi anche io... poi la salita alla podesteria, insieme, a fare
chiacchiere e a ricordare con parole piene di calore la nostra corsica e
la possibilità di altri viaggi insieme! Ero interdetta dalla sua
"esuberanza"... e sai che, con gioia, ho pensato fra me e me che per Stefano
stava iniziando una nuova vita... ed ero veramnete felice che lui potesse
avere incontrato persone che gli avevano fatto incontrare, come dice suo
fratello, se stesso!
Scusa se ho sfruttato questo "spazio" invadendo sicuramente la tua anima ma
non riuscivo a non condividere con te quel nuovo Stefano che grazie a voi
tutti è riuscito ad essere se stesso anche solo per un piccolo tratto di
sentiero della sua vita...
Lo sento molto molto vicino e lo penso sovente... sono certa che la nostra
compagnia sarà per lui motivo di grande gioia... e poi chissà... un giorno
ci riuniremo insieme per fare ancora due passi lentamente e serenamente in
mezzo alla natura ...
Ti abbraccio forte,,, anzi vi abbraccio forte con tanta tenerezza!
Annalisa

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Un caro e sincero Saluto a Stefano. Possano i Suoi cari trovare conforto.

Grazie Stefano. Ti incontrerò al ripercorrere i passi fatti assieme.

Scusa! di non avere approfittato del tempo a disposizione per dirti quanto gentile eri.

Daniel

Salsomaggiore 2/1/2006
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Vorrei anch'io unirmi al dolore per la perdita di Stefano,
lo vorrei ricordare come un bimbo cresciuto dallo sguardo dolce.
Ciao Stefano.

Rita - Correggio
29.12.2005

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Ciao,
sono passate due settimane dal quel tragico venerdì, e solo ora, nella giornata di vigilia del Natale più triste che mi accingo a trascorrere, riesco a trovare un pò di tempo e di tranquillità d' animo per scrivere qualche parola di ricordo di Stefano.
Voglio semplicemente riportare il mio ricordo e non avventurarmi in commenti su quello che é successo in quei tragici momenti e su cosa doveva o non doveva essere fatto; in primo luogo perché non c' ero, e quindi non potrò mai avere una idea della situazione, e in secondo luogo perché non ho assolutamente l ' esperienza di montagna sufficiente per giudicare, nonostante da questo anno, molto indegnamente, abbia incominciato a svolgere l' attività di accompagnatore per il Gruppo Locale Emilia.
Dopo l' inevitabile momento di smarrimento iniziale, in questi giorni di attesa per la sorte di Stefano, forse sono riuscito faticosamente a elaborare una piccola parte di quello che può essere successo, e di questo devo ringraziare alcuni Amici della Boscaglia Emilia, con cui sono riuscito ad avere un confronto diretto e pacato.
Ho conosciuto Stefano nell' estate del 2004, durante una uscita di Boscaglia Emilia, e nel corso di questo anno la nostra amicizia era cresciuta e si era rafforzata, tanto che in un paio di occasioni avevamo camminato insieme, al di fuori dell' attività del gruppo.
Normalmente, quando si ricorda qualcuno, é facile incappare nelle frasi fatte e ricordare di quella persona solo i lati positivi; Stefano rappresenta una meravigliosa eccezione, perché sapeva trasmettere solo sensazioni positive. Una per tutte: nel caos che erano le ex scuole elementari di Gombola la sera della festa del camminare, quando c' erano probabilmente posti letto per metà delle persone che erano state fatte arrivare lì, nel momento in cui io mi ero rassegnato a dormire per terra, senza sacco a pelo né materassino, Stefano é sceso di un piano di scale per farmi sistemare nella stanza dove era lui, dove si era liberato un letto: letto in cui lui avrebbe tranquillamente potuto sistemarsi, invece di scegliere di dormire per terra per lasciarmi il posto. Il giorno dopo, dopo l' escursione nella neve, ci siamo salutati e, nella frenesia di salutare tutti quelli che erano alla Podesteria, credo di essermi dimenticato di ringraziarlo. Ma probabilmente non mi avrebbe prestato attenzione: era entusiasta di essersi iscritto a quella stramaledetta e insensata escursione con l' OTPGEA; sembrava un bambino che sapeva che tra pochi giorni avrebbe avuto in dono il giocattolo tanto desiderato.
Io vorrei ricordarlo così: con questo atteggiamento da bambino alto quasi due metri; e lo ricordo la scorsa estate, quando dalla cima del Libro Aperto, Francesco e io l' abbiamo visto correre sul crinale: l' abbiamo riconosciuto da mezzo chilometro di distanza, tanto erano inconfondibili le sue gambe da fenicottero.
Ero sicuro che sarei riuscito a breve a rendergli la gentilezza che ho raccontato prima: magari proprio in occasione del capodanno che avremmo dovuto trascorrere insieme a Barbagelata, o aiutandolo a condurre la sua prima escursione da accompagnatore nel prossimo marzo.
Ma non ne ho avuto il tempo ...

Alessandro Benazzi
S. Giovanni in Persiceto (BO) - 24/12/2005

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Ciao,
Stefano l’ho conosciuto qualche anno fa, facevamo parte della
stessa associazione ambientalista, entrambi volontari, entrambi animati
dalla stessa voglia di fare, dallo stesso entusiasmo.
Non si puo’ non
volergli bene fin da subito, Stefano con la testa sempre tra le nuvole,
Stefano dalle gambe lunghe, Stefano che non si ferma mai un istante.
Ma Stefano e’ innanzitutto una bella persona, una persona vera e
trasparente, passionale e sincero, un Ambientalista con la A maiuscola
animato dall’entusiasmo sincero di chi crede ancora nella poesia di
questo nostro mondo e vuole battersi per difenderlo.
Timido, anzi
timidissimo, Stefano ama la vita, ha un enorme rispetto per tutto
quello che lo circonda, il rispetto di chi non si accontenta di
sfiorare la superficie ma cerca di scovare il senso delle cose, senza
pretendere di imporre la sua visione agli altri, ma anzi spesso
tacendo, per rispetto, pudore o per non mettere in difficolta’ chi lo
ascolta.
Lo ricordo ancora lui, finto burbero, travestirsi da picchio
per la recita per bambini organizzata all’oasi di Vanzago, o ancora al
parco d’Abruzzo battersi con il WWF per salvare gli ultimi orsi delle
nostre montagne. Stefano in Toscana mentre abbraccia una grande quercia
e scopre con sorpresa che malgrado le sue lunghe braccia non riusciva a
circondarla per intero o alla festa per il mio matrimonio mentre
arriva trafelato, come sempre, di corsa e con il sorriso sulle labbra.
Stefano che c’è sempre, Stefano lunghe gambe, cuore grande.
Ciao amico
mio, oggi non posso vederti, non posso parlarti, ma se chiudo gli
occhi sto abbracciando quell’albero insieme a Te.

Marco M. - Milano 24-12-2005

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Signore delle cime

Dio del cielo, Signore delle cime/
un nostro amico hai chiesto alla montagna;/
ma ti preghiamo, ma Ti preghiamo/
su nel Paradiso, su nel Paradiso/
lascialo andare per le Tue montagne./

Santa Maria, signora della neve/
copri col bianco tuo soffice mantello/
il nostro amico, il nostro fratello./
Su nel Paradiso, su nel Paradiso/
lascialo andare per le Tue montagne./

Bepi De Marzi

Vi conosco tramite la vostra mailing list.
Quando ho letto la storia del vostro amico Stefano, mi è venuta in mente
questo canto di Bepi De Marzi ...

A Stefano, alla sua famiglia, ai suoi amici e conoscenti, a coloro che non
l'hanno conosciuto, con l'auspicio che si faccia memoria.

Buon Natale

Silvia 23.12.2005

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Mi ricordo che quella mattina, saranno state le otto, ero appena
scesa nella veranda dell'albergetto e stavo aspettando gli altri per
la colazione quando, sulla strada, vedo sbucare in lontananza una
figurina che si muove con un passo inconfondibile, sostenuta da due
lunghissime gambe da cicogna. Stefano era uscito prima delle sette e
aveva già fatto tutto il giro delle rovine di Patara. Quel posto gli
era particolarmente piaciuto e, forse, l'averlo condiviso nell'ora
più dorata di un limpido mattino turco solo le rondini in volo e
qualche placida mucca al pascolo doveva averlo riempito di intima
gioia. Ho sempre davanti agli occhi il sorriso di Stefano mentre si
avvicinava: era radioso.
Cavolo, è così difficile accettare di separarsi da chi hai visto
veramente felice.......

elisa 23.12.2005

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Caro Luca e amici tutti,
condividiamo la vostra tristezza e malinconia sulla morte improvvisa di Stefano... Abbiamo appena ricevuta da amici la storia che alleghiamo e ci sembra in sintonia con ogni morte... La realtà della nostra vita è che siamo a termine e fragili. Nel nostro viaggio ci sono molte stazioni per qualcuno più vicine, per altri più lontane... Dove scendiamo fa parte del nostro limite, e del mistero della vita. Dare gioia e amore a chi viaggia con noi anche per un breve tratto di strada ci aiuta a ricordare poi con serenità chi ci è stato vicino e ora vive in altre dimensioni.
Personalmente abbiamo vissuto la morte improvvisa dei nostri coniugi.
Con la Boscaglia ci siamo trovati a camminare insieme e siamo diventati nuovi compagni nel viaggio della vita. Di questo ringraziamo tutti voi per averci "fornito" il treno nel quale ci siamo trovati accanto e ci siamo conosciuti.
Buon viaggio a tutti con l'augurio di cogliere ogni momento come "unico"...
Eleonora e Beppe 23.12.2005

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Vorrei in questa lettera ringraziare un amico, Stefano, per aver condiviso belle giornate, per esserci divertiti, per aver trascorso un bellissima estate al termine della quale ci siamo accorti di aver percorso, nei fine settimana, tutto il crinale dell'appennino tosco emiliano, mossi da un'irrequietezza comune, lontani dalla babilonia delle città.
Ci sarai ancora, Stefano, con me a camminare, ci sarai sempre, ogni qualvolta penserò di mettere alla prova i miei limiti, ogni qual volta peccherò di presunzione nel tentativo di superarli, la tua vicenda mi darà un consiglio. Te lo devo, credo, te lo dobbiamo tutti noi.

Francesco G. 23.12.2005

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"Questo CamminareInforma non avrei voluto scriverlo.
Non ne avevo voglia.
Ma lo devo fare"

Comprendo queste parole. Mi (ci) aspettavo che scrivessi qualcosa. Così credo la comunità boscaglia. Era necessario.
Io in questo periodo vivo un po' fuori dal mondo, per cui l'ho saputo il lunedì dopo, assolutamente casualmente, da uno di quei giornali che danno gratis in metrò. Un trafiletto piccolo. Stefano Bigi, 35 anni di Milano. Ho cercato news su Internet. Temevo fosse lui, ma volevo che non fosse lui (non che fosse stato un altro sarebbe stato meglio...). Troppe coincidenze. Poi mi sono risoluto a chiamare Luigi ed ho avuto conferma.
"Non ne avevo voglia."
Anch'io sono stato a lungo indeciso se scrivere qualcosa.
Non conoscevo Stefano così bene. L'avevo incontrato la I volta alla festa della Boscaglia dell'anno scorso. Maria me l'aveva presentato. Poi ci siamo visti a spizzichi e bocconi in 2-3 occasioni, la + significativa a "fa la cosa giusta". Ci aveva mandato gli auguri per Emma. Ora gli auguri li mando a lui. Era una persona interessante e interessata. Duole pensare che sia toccata a lui, ma per come io credo, penso che ovunque sia ora sta bene. Non sta bene chi rimane senza. Senza la sua presenza.
Oggi in ufficio ho letto la pagina con le testimonianze e i messaggi. Mi sono commosso. Sono stato sempre decisamente prudente nelle mie gite, ma sono conscio che potrebbe capitare.
taleb 23.12.2005

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Ciao Stefano,
da molti giorni cerco di accettare che non ci sei più, da quella
terribile telefonata di domenica sera
Ciao antenna della Boscaglia, così ti avevo soprannominato un pò di
tempo fà, perchè eri in contatto con tutti, camminavi con tante
guide, partecipavi alle escursioni dei gruppi locali, eri sempre il
primo a sapere cosa era successo, grazie ai tuoi mille canali con gli
altri fratelli camminatori
eri il nostro "nodo della rete", un collegamento tra persone ed idee,
un perno nelle relazioni tra di noi, grazie all'incessante tela che
sapevi tessere, con il tuo entusiasmo, con la tua freschezza, con il
tuo candore
tentare di accettare la tua morte rappresenta per me uno sforzo
terribile, che mi ha isolato da tutti, per trovare, nel silenzio, una
via di riflessione, d'insegnamento
è facile farsi prendere dalla rabbia e cercare dei responsabili, ma
non è questo che voglio fare, voglio invece riflettere sulla
tracotanza, ùbris in greco
la tracotanza è la mancanza del limite, della via di mezzo. Nella
mitologia greca Zeus, che rappresenta la giustizia divina, punisce la
tracotanza e fa precipitare nella sventura chi pecca di ùbris. Come
nella tragedia di Prometeo.
Mi sono spesso macchiato di ùbris, come Francesca spesso mi fà notare
ed altrettanto spesso sono stato punito. Noi uomini siamo tutti un pò
tracotanti, pensiamo di essere superiori alle forze della natura,
pensiamo che con la nostra forza possiamo sfidare gli elementi.
Tanti anni di cammino hanno un pò smussato la mia tracotanza e fatto
emergere un'atteggiamento più umile, nei confronti della potenza
della natura, di rispetto e di ascolto
Solo sintonizzandosi con essa, con lo spirito selvatico del mondo,
possiamo trovare un pò di pace
E non certo alzando sempre il livello della sfida, perchè facendo
così incorriamo nella ùbris.
Stefano eri un esuberante ed hai seguito altri esuberanti che hanno
organizzato un escursione sbagliata, in un giorno in cui bisognava
starsene a casa (voglio ringraziare Luca su questo punto, a cui va
tutto il mio appoggio e stima per il lavoro di testimonianza molto
difficile e coraggioso che sta portando avanti)
leggendo questa descrizione, trovo altri elementi per capire:
"la figura di Dioniso, rappresenta la tracotanza del conoscere, che
si manifesta nell'avidità di gustare tutta la vita e i suoi
risultati, l'estremismo e la simultaneità della opposizione,
l'esperienza indicibile della totalità. Dioniso è quindi uno slancio
insondabile, lo sconfinato elemento acqueo, il flusso della vita che
precipita in cascata da una roccia su un'altra roccia, con l'ebbrezza
del volo e lo strazio della caduta"

Cammino solo in una giornata invernale, in un tiepido sole che
scaccia il freddo tremendo che sento nell'anima, cercando di trovare
un pò di serenità e di forza per scrivere questa mail
penso a Stefano, agli altri amici della Boscaglia che hanno rischiato
la vita in questa scellerata avventura, a quanto stiamo soffrendo
tutti per elaborare questa vicenda, a quanto sta soffrendo
l'accompagnatore dell'Appennina e i suoi amici dell'otp-gea
in mezzo a tutta questa sofferenza, guardo gli alberi e il sole e
penso che anche questo fa parte del mondo e che senza sofferenza non
c'è consapevolezza e crescita interiore
è questo l'unico augurio che mi sento di fare, che il sacrificio di
Stefano sia per noi fonte di consapevolezza e di crescita

Luigi Lazzarini 22.12.2005


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IL NOME DELLA PROSSIMA TAPPA - reprise
Stefano non scenderà più dal monte Aiona.
Così ti scrivono, e dopo tutti questi giorni, fa male riconoscere il sollievo che la verità porta con sé.
Il sollievo di sapere che è finita, che almeno ora Stefano può riposare.
Adesso lo conosce, il nome della prossima tappa.
Il rifugio dove vi incontrerete di nuovo.
Lontanissimo dal negozio in cui l’hai conosciuto, via da Milano, via da tutto quello che tu e gli altri sapete fin qui.
E se un giorno ti chiederanno perché il tuo cuore si è rattristato anche per lui, che in fondo hai visto solo due volte, dirai che era una persona mite, amava i libri e le camminate all’aria aperta, così era facile volergli bene.
Perché si ama davvero solo nel ricordo, è scritto.

Enrico Brizzi 22.12.2005

altre cose scritte da Brizzi su Stefano le trovate sul blog di Brizzi www.archiviomagnetico.splinder.com alle date 15.12 e 22.12 (Stefano aveva il merito di aver fatto incontrare La Boscaglia e Enrico)

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Ciao, io sono Roberto, un collega di Stefano. Conosco Stefano da quando nel 2000 è entrato nella società. Nei primi quattro anni abbiamo lavorato a stretto contatto (a parte il periodo che ha passato a Torino). In pratica gli stavo trasmettendo le competenze per sostituirmi (io sono vicino alla pensione); poi negli ultimi due anni ha cambiato tipo di lavoro ma questo non ci ha impedito di rimanere in contatto .

Posso solo testimoniare come tutti voi di avere avuto il privilegio di conoscere e condividere molti momenti con una persona che si è fatta apprezzare per le sue qualità, prima di tutte una grande sensibilità. Diverse cose ci accomunavano: l'amore per la natura (e per la Corsica), certe affinità rispetto ai problemi sociali ed ecologici.

Che altro dire…
Grazie per aver creato questo sito. C'è qualcuno che è in grado di immettervi una fotografia di Stefano?
Un abbraccio a tutti. Roberto O. 22.12.2005.


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Ciao Luca,
ho letto i racconti dei due partecipanti all'escursione, le lettere e la
tua riflessione, a pagina 3 delle pagine dedicate a Stefano, che condivido
completamente.

Mi rendo conto che è stato qualcosa di piu' di una "disgrazia" come ne
possono accadere in montagna o sulla strada, o nella vita di tutti i
giorni.
Inizialmente mi aveva dato fastidio il tono, che avevo inteso gratuitamente
accusatorio, del tuo Camminareinforma, ora mi rendo conto che c'è bisogno
di parlare di queste disgrazie per imparare qualcosa, per riflettere su
come si possono evitare.

Purtoppo oggi non riesco a scriverti altro, sono confusa ed angosciata e
sto per partire.
Rientrerò il 10 gennaio, spero di poterti scrivere qualcosa di più.

Un saluto,

Laura (21.12.2005)

(si riferiva alla sua mail precedente, molto critica, che trovate più sotto - ndr)

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Caro Luca,

leggo solo ora, in pausa pranzo, la notizia della scomparsa di Stefano ed il resoconto della sventura che ha visto protagonisti i nostri comuni amici conosciuti durante "Corsica Nord" nel 2004. Sono addolorato e con gli occhi gonfi di lacrime.
Mi tornano all'orecchio tante riflessioni fatte allora, quando il trekking volgeva al termine che riproponi in questi tristi giorni in modo più netto, come impone quando si piange la scomparsa di un caro Amico. Se allora risultavano come considerazioni su quanto non aveva corrisposto alle tue aspettative di guida d'esperienza (il "fare" gruppo, il saper trovare tutti insieme un ritmo di cammino che media tra le esigenze dei piè veloci e di quelli più lenti, saper rinunciare alla cima, ecc.), oggi capisco quanto esse facciano la differenza con il subentrare delle difficoltà, tra il riuscire a portare a casa la pelle o non riuscire a farcela.
Stefano, con il tuo fisico asciutto, le tue agili gambe ed il tuo fiato da mezzofondista sei sempre stato solito "fuggire" alla testa del gruppo. Non hai mai temuto la traversata in solitaria, anche se ti piaceva trottare e scambiare battute con qualcuno che ti stava al passo. Quando si arrivava al punto di sosta, riposato hai sempre disposto di nuove energie per scomparire e riapparire di lì a poco su distanze impensabili, che serviva il cannocchiale per riprederti. Ed ogni volta era grande lo stupore in tutti noi.
Dai Stefano, cerca di stupirci ancora... ma che sia per l'ultima volta!

Matteo F. - gruppo Corsica Nord 2004

21.12.2005

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sono Ruggero, detto "Ento".
Non so se ti ricordi di me: ci siamo conosciuti e abbiamo camminato insieme durante una bellissima settimana agostana in Corsica, un po' di anni fa.
Poi le vicende della vita non ci hanno fatto piu' incontrare, ma "La Boscaglia" fa comunque parte del mio percorso di vita .

Leggo il notiziario CamminareInforma e questa volta ho deciso di risponderti, per unirmi a tutti coloro che
desiderano onorare Stefano e per ringraziarti di darci la possibilita', attraverso le testimonianze, di imparare.
Infatti, come giustamente dici tu, conoscere quanto e' successo a Stefano puo' essere utile per far si che non succeda piu'.

Ruggero (21.12.2005)

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Ho appena letto sul sito di CamminareInforma riguardante sempre il sito x Stefano l'articolo di Laura che dice che alla festa del camminare c'era una situazione simile
a quella che si é verificata sull'apennino ligure conclusasi con la tragedia di Stefano.
Mi sembra una affermazione assurda paragonare una forte nevicata con la situzione che si é verificata sull'appenino ligure.
Se questa Laura c'era alla festa nostra non avrebbe dovuto fare certe affermazioni sconsiderate e così gravi.forse non si ricorda la piacevole camminata di domenica in pieno sole?
Solo sabato c'è stata una forte nevicata,ma sono arrivati tutti anche se con un po di ritardo sani e salvi.Non c'è stato nessun dramma.

Enrico (21.12.2005)
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ciao luca
volevo farti le condoglianze per stefano. non
lo conoscevo, ma non credo sia necessario per sentirsi
coinvolti: è comunque uno di "noi" (posso dire noi
anche se ancora non sono mai riuscita a passeggiare
con voi?) che è venuto a mancare.
ciao
stefania
(21.12.2005)
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Ciao.
Conosco Stefano Bigi dal 1990: quando sono entrato in
università la prima persona che mi sono trovato
accanto, per caso, alla prima lezione era lui...
Abbiamo poi condiviso altre passioni, prima quella per
la Natura e l'ornitologia. Abbiamo fondato insieme una
associazione alla quale Stefano ha dato il nome. Siamo
anche andati in montagna assieme.
Vi ringrazio innanzitutto perchè la vostra mailing
list (alla quale non ricordo neppure perchè sono
iscritto) è stata finora la principale fonte di
informazione sull'accaduto.
Vi scrivo per dirvi che condivido in pieno le
perplessità - per usare un eufemismo -
sull'organizzazione del trekking, ma che non condivido
altri aspetti dei messaggi che ho letto.
Il primo riguarda la tempistica dei commenti. Ritengo
che, sarebbe stato meglio astenersi da commentare i
fatti dopo soli tre giorni quando ancora c'erano
speranze e dal tentare dei giudizi. Diciamo per
prudenza e per rispetto... Ma capisco anche la
rabbia... E ormai è passato troppo tempo.
Il secondo riguarda la tentazione di sponsorizzare un
modo "sicuro" di andare in montagna. Ora... vado in
montagna da sempre e se c'è una cosa che ho capito è
che la sicurezza in montagna non esiste. La prudenza è
un'altra cosa. Non esiste sicurezza perchè la natura
stessa dell'ambiente ostile impone delle scelte, sia
prima di partire, sia durante il percorso. E quelle
scelte sono dettate anche da altri fattori, cioè dal
tipo di camminata che ti sei immaginato e che
desideri. Dimenticare il fattore "desiderio" è un
errore!
Mi è capitato di camminare pr un giorno intero con un
cannocchiale e un cavalletto pesantissimi sulle
spalle, in mezzo alla neve in Croazia, condizione non
certo ideale e prudente. Ma era una mia scelta
consapevole!
Non c'è soltanto il desiderio stupido di salire
d'inverno in pantaloncini come degli esaltati, c'è
anche quello molto più legittimo, per me, di chi
rifiuta di andare in montagna col telefonino, ad
esempio, ma lo fa non per machismo, ma perchè
preferisce così. E accetta dei rischi...
La nostra attrezzatura è sempre un equlibrio ponderato
tra possibili difficoltà, desiderio di libertà, sfida.
E conta l'esperienza.
Per questo io in quei luoghi (che conosco un po' e ci
ho camminato anche in inverno) non avrei portato
nemmeno io la picozza o i ramponi, forse neppure un
sacco a pelo, proprio confidando nella mia capacità di
tornare indietro, però avrei portato il cellulare e
parecchio cibo... ma sono mie scelte! Certo, si può
portare il telefono satellitare o attrezzatura da
artico o appiccicarsi rilevatori o portarsi razzi
segnalatori o scegliersi Superman come compagno, ma
sono altre scelte soggettive! Non esiste un codice
certo, dipende dal punto di vista. Buon senso
permettendo...
Le guide sono importanti, ma sono un'arma a doppio
taglio.
E veniamo, secondo me, al problema... Quello che in
montagna proprio non va sono i grossi gruppi
organizzati! Ognuno confida necessariamente su sé
stesso, gli altri sono palliativi e possono causare
drammi, dare una falsissima sensazione di sicurezza.
Non è facile anche per un prudente, scegliere di fare
il contrario della guida (che può anche essere un
cretino o avere perso la testa) o della maggioranza...
e si viene inghiottiti in quelle logiche di gruppo,
per cui spiace fare i rompiballe e allora si procede
anche se preoccupati e a disagio. E' esattamente il
contrario di ciò che scrivono gli organizzatori con
quella frase infelice sulla libertà: il libero
arbitrio viene in questi casi violentato e posto in
secondo piano a favore delle prevalenti dinamiche
collettive!
Secondo me la montagna è fatta per piccolissimi gruppi
e occorre sempre poter guardare in faccia la persona
che è con sé senza soggezione o remore, in un rapporto
diretto e al di fuori delle pericolosissime logiche di
gruppo. La maggior parte delle tragedie della
montagna, famose o meno, sono causate dal fatto che,
ad un certo punto, tutti scappano in direzioni casuali
e vince la logica del "si salvi chi può".
Mi rendo conto che magari voi, che organizzate
trekking in gruppi, non sarete d'accordo con me...
Ci sono oltre 100 morti all'anno in montagna in
Italia... Mi viene da pensare che morire su una
mulattiera o su una via estrema non cambi, ma ciò che
cambia, secondo me, è la consapevolezza delle proprie
scelte. Sarò stupido, ma ora penso che sarebbe diverso
se mi capitasse di morire per una fatalità
imprevedibile, per un mio errore di valutazione (ci
sono morti peggori, in fondo!), oppure per avere
seguito le decisioni di qualcun'altro che magari non
ho mai visto prima di allora... o semplicemente per
avere tentato di tenere insieme un gruppo.

Forse Stefano, buono e responsabile com'era, si
sentiva - se ho capito bene dalle descrizioni - il
collante tra persone diverse, forse non voleva
mostrarsi troppo arrendevole con gli uni e troppo
arrogante con gli altri...forse l'avrei fatto anch'io,
chissà...
Ecco, questo è proprio un modo del cazzo di morire e
mi fa incazzare e mi ha angosciato per questi giorni!
Ripeto: in montagna si va in quattro/cinque,
possibilmente amici, si procede alla velocità del più
lento e si prendono le decisioni insieme.
Fare questo in 27 è semplicemente impossibile.

Tutto questo, naturalmente, anche se detto con
convinzione e rabbia, è solo una mia personalissima
opinione...
pensateci però...

Mauro B.
Milano
21.12.2005

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ormai la speranza lascia lo spazio al dolore e non posso far altro che
abbracciare virtualmente la famiglia di stefano: la lettera di alberto,
suo fratello, è davvero toccante. nonostante io avessi conosciuto
stefano solo nel marzo del 2005 nel meraviglioso viaggio alle canarie,
ero rimasto in contatto con lui ed ogni tanto mi capitava di parlarne
con elettra ricordando proprio le sue gambe lunghe, la sua forza e la
sua saggezza "da biologo".
sono convinto che sia utile aprire un dibattito sulla sicurezza. mi
piacerebbe anche che la boscaglia organizzasse, quando sarà il tempo,
una camminata dalle parti del monte aiona, proprio per ricordare stefano
e per fare in modo che cose di questo tipo non accadano più. a me
piacerebbe essere lì per salutarlo, magari accendendo un rametto
d'incenso o sorseggiando un tè caldo. salutarlo in mezzo alle sue,
nostre montagne.

un saluto,

alessandro (21.12.2005)

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Ciao Luca,

mi chiamo Lorenzo Colombo e sono un amico di Stefano, persona con cui ho condiviso la passione per la natura e l’osservazione degli uccelli, piuttosto che quella per il camminare, ma abbiamo comunque percorso diversa strada insieme.

Stefano frequentava spesso la Riserva Naturale della Palude Brabbia e la sezione locale della LIPU: ci siamo sentiti pochi giorni prima della sua partenza ed eravamo d’accordo che ci saremmo visti presto, a gennaio, per il consueto censimento degli svernanti acquatici che negli ultimi seguivamo insieme, su un tratto del Lago Maggiore.

Sia io sia gli altri suoi amici siamo chiaramente rimasti molto colpiti dalla sua scomparsa, di cui ancora non comprendiamo la dinamica:

Perché solo lui è rimasto solo ? Cosa è successo per far sì che si allontanasse da entrambi i gruppi ?

Non è certo il momento di polemizzare, ma non posso non condividere i vs. dubbi su quanto il dilettantismo di chi propone questo tipo di “avventure” possa aver contribuito alla tragedia.

Condivido anche la vs. intenzione di creare una pagina “educativa” sul sito della Boscaglia per capire e per evitare che si possano ripetere simili episodi.

Noi della sezione LIPU di Varese stiamo pensando di ricordare Stefano anche attraverso il nostro sito…vogliamo farlo, per un amico !

Mi piacerebbe ci tenessimo in contatto per capire e condividere.

Grazie e a presto,

Lorenzo C.

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Avevo sentito di sfuggita la notizia al tg regionale mentre facevo altre
cose... avevo pensato con superficialità "i soliti incoscienti"... avevo
dimenticato l'episodio, presa dai mille problemi che la vita quotidiana ci
riserva.
Stasera leggo la posta... un tuffo al cuore ... vado a ricercare i giornali
dei giorni scorsi, ma c'era stato lo sciopero e Repubblica non era
uscita... però mio padre aveva comprato il Corriere Mercantile, un
giornalaccio con la cronaca di Genova e lì c'è scritto tutto... e c'è il
nome di Stefano a chiare lettere... il racconto però è confuso, non si
capisce esattamente cosa sia successo su quei monti. L'unica cosa certa è
che le condizioni del tempo erano proibitive e, questo lo ricordo bene, da
una settimana era annunciato maltempo in Liguria e da giorni si parlava di
allerta meteo per il fine settimana.

Imprudenza? Probabilmente sì, ma chi ha camminato con Stefano (anche per
poco tempo come me) non può fare a meno di domandarsi: si poteva chiedere a
Stefano di fermarsi? Di fronte alla scelta di fermarsi per prudenza o di
continuare per spirito di avventura e gusto di scoperta... avrebbe
certamente scelto la seconda ipotesi.
Qualcuno sarebbe stato capace di ottenere da Stefano che si fermasse?
(Raffaella è riuscita a farlo rallentare sull'alta Via, ma per lei Stefano
nutriva un'ammirazione e una stima
particolari...).

Il ricordo dei bei momenti passati insieme sull'Alta Via (lui sempre troppo
davanti e sempre troppo di corsa e io sempre troppo dietro e mai abbastanza
al passo, piena di invidia nei confronti di chi sembrava non conoscere
ostacoli) ha il sopravvento...

E per ora, non riuscendo neanche lontanamente a concepire che il peggio sia
accaduto, continuo a sperare, come dice Luca di Udine, che Stefano sbuchi
per l'ennesima volta da un cespuglio con i suoi binocoli al collo.

LIA

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Ciao,
sono alberto il fratello di stefano. Ho appena letto il vostro camminareinforma che mi ha strappato le ultime lacrime che mi erano rimaste e allo stesso tempo mi ha in qualche modo reso felice perchè ho capito che stefano ha trovato con voi non solo la passione per la montagna ma dei veri amici. Stefano che ha cercato per tanti, tanti anni qualcuno e qualcosa con cui essere se stesso, sereno e senza avere paura o dover fingere di essere qualcos'altro.
Stefano è impaziente e, come dice Luca ha gambe troppo lunghe per camminare lento. Lui ha bisogno persone come Voi che gli ricondano sempre quanto è bella la lentezza .... me ne ha parlato tante volte!!
E' molto difficile in questo momento esprimere quello che sento ... me lo immagino sempre con quelle lunghe gambe che nessuno riesce a fermare!
...

Sono con Voi, siamo con Voi la mia famiglia ed io. Fate qualcosa perchè queste cose non si possano ripetere. Questa escursione mi è sembrata una follia ...... la mia bambina di 5 anni (Alessandra) quando ha saputo che lo zio Stefano si era perso in una bufera in montagna mi ha chiesto "papà, ma non avevano visto le previsoni del tempo?". Forse non servono altre parole.

Un abbraccio forte
alberto

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Ti allego alcune foto del 27 Novembre a Gombola la prima è di Stefano, hai presente come cammina svelto?, nei trek arriva prima di tutti e prima che arriviamo noi lui ha già fatto un altro giro o un’altra cima; dieci giorni fa ha continuato a camminare ed ora… sta ancora camminando, lo so

Ciao Gilberto

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Da mercoledì quando ho letto la notizia su Camminare Informa ho il pensiero fisso a Stefano ... inconsciamente non ci volevo credere

Ho incontrato Stefano in due occasioni. Un weekend in ValCamonica nel 2004 con Ruggero e una settimana sull'Alta Via l'estate scorsa con Raffaella.
Ho di lui bei ricordi. Di una persona amante appassionata della natura e della montagna. Ma anche simpatico e di compagnia, sempre pronto alle battute e al confronto dialettico sui più svariati argomenti. E di un gran camminatore, con quelle leve lunghe e leggere, sempre tra i primi, ma anche pronto ad aspettarci ....

Anch'io voglio immaginare che lo vedremo riapparire all'improvviso come al Lago Lagazuoi l'estate scorsa ...


Pietro

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a tutti quelli che mi conoscono e che conoscono
stefano


è dura ragazzi,
una notizia del genere è dura da accettare!!
anzi vi dirò di più: non la voglio accettare!
non voglio accettare che si possa morire per cose del
genere, non voglio accettare che ci sia gente che
faccia cose del genere, non voglio accettare che ci
sia gente stolta che organizzi simili manifestazioni e
gente ancora più stolta che vi partecipi!ma proprio tu
stefano, proprio tu che amavi la libertà ed il volo
degli uccelli, proprio tu ti sei fatto catturare dal
rapace demone della corsa, della competizione
"estrema".
io parlo da camminatore lento ma non troppo, veloce ma
non troppo, e vi giuro che non riesco a capire queste
imprudenze;posso digerire la competizione (più con sè
stessi che con gli altri)ma non capisco e non tollero
l'approssimazione e l'affidarsi al caso ed al destino
specie se la partita si gioca con la vita di qualcuno!

che il volo che hai intrapreso finisca presto e
ritorni a posarti sulla terra!

ti aspetto ancora sul lago
ciao
luca-como-

volevo aggiungere solo una cosa:

nonostante quello che ho scritto mi spiace veramente
tanto anche per chi ha organizzato questo trekking:
voi starete sicuramente peggio di noi!

un "coraggio!" di cuore anche a voi anche se non ci
conosciamo!

luca
como

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Caro Luca,

leggo con profonda tristezza la tua mail. Cose del genere accadono fin
troppo spesso, probabilmente varrà la pena parlarne. Intanto un abbraccio
Stefano Ardito

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Non voglio aggiungere altre polemiche; quello che si doveva o non doveva fare, quello che si poteva o non poteva fare, ma mi sono chiesto anch'io del perché proprio Stefano e l'unica risposta che mi pare sensata è che è stato una specie di avvertimento a essere più umili, a non sottovalutare mai la natura e che il continuo sfidare se stessi nasconde in realtà una grande debolezza interna. E forse l'avvertimento è ancora più forte proprio perché è successo a Stefano, cioè una persona "normale" e non a qualcun altro, magari il responsabile di questa impresa. Ben venga comunque fuori una testimonianza obbiettiva di questa tragedia, per farne tesoro noi come guide e tutti gli altri camminatori.
Sono stato a lungo incerto se scrivere qualcosa a proposito, perché non volevo cadere sulle solite frasi di cordoglio, ma se ti sembra il caso, pubblica la testimonianza che ho riportato, che, guarda caso, avveniva a poche decine di chilometri dove si stava svolgendo la tragedia.


Domenica nel primo pomeriggio ero a Varese Ligure, ai piedi dello spartiacque dei monti liguri, a festeggiare una riunione tra amici della Boscaglia conosciuti durante il viaggio a Karpathos. Era il momento che volgeva agli addii, e per salutarci volevo far leggere una poesia che avevo raccolto proprio sul tema dell'addio. In quel momento è arrivata una telefonata da Enrico Rizzi che mi domandava se sapevo cosa era successo: Stefano Bigi era disperso da venerdì sull'Appennino, non lontano da dove mi trovavo, con poche speranze di ritrovarlo. E così poco dopo abbiamo letto la poesia, ma in cuor mio l'ho dedicata ha Stefano, con cui ho avuto davvero il piacere di fare una bella camminata insieme in Turchia, diventando amici, e la trascrivo di nuovo per tutti coloro che l'hanno conosciuto, perché leggendola possano ricordarselo per un momento.

Alessandro Vergari

L'addio

Quando un amico se ne va, qualcosa muore nell'anima,
quando un amico se ne va, lascia un'impronta che non si può cancellare.
Non andartene ancora, non andartene per favore,
che persino la mia chitarra piange quando dice addio!
Un fazzoletto di silenzio all'ora di partire:
all'ora di partire, perché ci sono parole che feriscono e non si devono dire.
Non andartene ancora.!
La nave si fa piccola quando si allontana nel mare.
Quando si allontana nel mare e quando si va perdendo, com'è grande la solitudine!
Non andartene ancora!
Questo è il vuoto che lascia l'amico che se ne va;
l'amico che se ne va è come un pozzo senza fondo che non si riempie mai più,
è come un pozzo senza fondo che non si riempie mai più.
M. Garrido - M. Garcia

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Leggo sempre i vostri bollettini, anche se non ho ancora partecipato a
nessuno dei vostri viaggi. Mi ha molto colpito il tuo racconto sulla
scomparsa di Stefano Bigi.

Ho 48 anni, sono vegetariano ormai da 30 ed escursionista, nel vero senso
del termine (alte vie e qualche ferrata), da qualche anno. Pur amante della
montagna da sempre, prima non ero mai andato oltre le gite giornaliere.

Devo dire che sottoscrivo in pieno il tuo appello alla "prudenza" ma più
ancora all'uso del buon senso. Andar per escursioni è sempre un mettersi
alla prova, metti alla prova le tue capacità fisiche, e quelle morali.

Ma tra queste c'è anche, davanti a molte altre, la capacità di saper
valutare le situazioni per capire quando è il caso di "stringere i denti" e
tirare avanti e quando, invece, è opportuno cambiare piani, per le
condizioni esterne mutate o per un errore di valutazione del percorso o
delle proprie possibilità o anche solo per un cibo indigesto mangiato che
non ti fa camminare... Tutto questo vale ancora di più se non si sta
camminando da soli, ma si guida un gruppo...

Grazie, ciao, Marco

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non sono mai stato capace di piangere e la cosa mi dispiace
molto, così come sono poco capace di parlare; e allora la
rabbia cova dentro e non si sfoga.
ieri ho parlato con claudio pallaroni a Piacenza (aveva
appena finito di parlare con la sorella di stefano) e mi è
sembrato tutto irreale, senza senso, tutto sbagliato.
non voglio fare il processo a nessuno ma una cosa mi devi
spiegare che non capisco, ho visto l'aggiornamento del sito
OTP di ieri mattina:

"Il nostro caro amico Stefano è rimasto là, si è fatto
tardi e non è ancora sceso.
Siamo ridotti al silenzio da questo promemoria di tristezza.
Lo stiamo aspettando per riabbracciarlo ancora.
La montagna voleva trattenere anche Sergio ma lui è tornato.
Come noi temevano che la vita potesse trascorrere senza
essere vissuta,
nessuno ci garantiva che potessimo essere più forti della
natura,
ma nessuno può guarirci dalla nostra libera volontà"

COSA VOLEVANO DIRE?

ciao gilberto

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Ritengo bellissima questa tua mail. Ho perso lo scorso anno due amici, erano
il gotha dell'alpinismo torinese ma sono morti lo stesso. E' importantissimo,
nel dolore, capire quello che è successo per imparare. Accompagno da anni
gente in montagna come istruttore del cai, capisco benissimo quello che vuoi
dire.
Ciao
Daniele

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concordo con le vs. osservazioni. la prudenza in montagna e al mare
dev'essere sempre maggiore dei rischi (inutili) che si possono correre.
a volte la passione per le bellezze della natura ci fanno
sopravvalutare le nostre possibilità e sottovalutare quello che io
chiamo "lo zoccolo di sucurezza", che bisogna sempre mantenere.
Comunque, speriamo in un possibile miracolo di un ritrovamento in vita
del vostro compagno.
ciao
E.D.

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Scrivi cose sacrosante.
La domanda è: chi ha organizzato qeusta cosa non aveva preparato un "memo" comportamentale di fine autunno? A volte basta anche auna di quelle coperte da 4 Euro che si tengono pure in auto, per salvarsi da una notte fredda...

Chissà...magari...ce la fa...

ciao, Davide

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Caro Luca,

non voglio esternare, desidero solo condividere l'immenso dolore con chi,
come me, ha avuto l'opportunità di conoscere Stefano.
Con lui ho camminato qualche fine settimana, con lui mi sono confrontato
su alcune letture comuni, da lui ho imparato il nome di alcuni uccelli, di
alcune piante.
Sempre con un sorriso sincero e aperto rivolto a chiunque desiderasse parlare
con lui, sempre pronto a dividere ciò che aveva dentro lo zaino con i suoi
compagni di avventura, sempre curioso nei confronti della vita e delle persone.
Con lui avevamo progettato di partecipare alla escursione sui Pirenei.
Ho ancora sul comodino della mia camera da letto il libro che mi aveva suggerito
di leggere....non credo che riusciro mai a finirlo...resterà lì.
Non cerco colpevoli, la rabbia e il dolore sono così forti che il silenzio
delle parole scritte sono assordanti.
Mentre ti scrivo sto piangendo.

franco

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Salve Luca,

non ci conosciamo, ma ho sentito tanto parlare di te che è come se ti conoscessi. Ho appena letto le tue note sulla scomparsa di Stefano e mi hanno fatto venire i brividi e tanta rabbia nel pensare che si possa andare incontro a queste fatalità in maniera così leggera. Alla fine la natura trova sempre il modo di ricordarci quanto sia al di sopra di tutti noi e che non ci si può scherzare.
Spero che magari ci possa essere ancora qualche speranza e che magari Stefano non si sia potuto mettere in contatto...

Un caro saluto,

Adriana

Spoleto, Umbria

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Ho conosciuto Stefano durante un trek di due giorni organizzato lo scorso anno qui dalle mie parti in Valle Camonica. Trek di 4 orme dove in tutta sincerità parecchie cose mi hanno lasciato perplessa in fatto di organizzazione. Partenza ritardata di molto a causa di qualcuno che aveva fatto male i conti con i km da percorrere in macchina, persone che (mi è stato detto già si sapeva) facevano fatica a camminare per lungo tempo (e fatte venire lo stesso!!!!) e quindi figuriamoci su e giù da massi enormi di gratito, valicando forcellini e dovendo quasi al buio raggiungere il rifugio sotto un temporale molto forte..... tanto che le ultime due persone, alle quali sono andati incontro il rifugista e altri,sono arrivate alle 22,30 al rifugio stremate.
Stefano è arrivato per primo al rifugio con il suo passo da "cavalletta" e comunque sempre molto avanti rispetto agli altri. Io distanziata da lui non molto ma sempre con l'occhio rivolto dietro per vedere anche gli altri. Il giorno dopo ci ho anche "discusso" un po' perchè a causa del giusto "camminare lento" di qualcuno a volte dovevamo, per compattare il gruppo, aspettare ed aspettare e quindi si era un po' spazientito anche con me dicendomi che mi lamentavo perchè alcuni posti erano, secondo me e secondo il metro di misura della mia paura, esposti e mi avevano creato un po' di problemi.
Ora io non so se ci sia colpa o meno: credo che gestire 27 persone che camminano (poco, molto, veloci, lenti ognuno per sè) sia quanto meno difficoltoso anche per chi in montagna ci va sempre. Hai ragione tu quando dici che il pressapochismo non va bene quando tante (o poche) persone si affidano a te fosse solo anche per un paio d'ore.
Al momento non ho o non abbiamo notizie di Stefano. Voglio pensarlo comunque ancora vivo anche se in condizioni precarie ma con l'istinto di sopravvivenza che ancora lo sta aiutando. Se così non fosse, anche se forse poteva evitarlo, avrà perso la vita facendo qualcosa che comunque amava molto.....Io ho perso molti amici alpinisti e sono sicura che consapevoli dei rischi che potevano correre non avrebbero voluto o accettato una morte diversa. Mi piace pensare che sia così...

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Caro Luca, sono Anna di Avellino, sono stata da te a giugno.
Ti ringrazio per l'accoglienza avuta allora e mi rammarico di abitare così lontano da voi.
Ho letto il tuo ricordo di Stefano, uno di noi che amava la montagna ed il camminare.
Sì, ti assicuro i grifoni erano il tuo amico che ti salutava, io ho avuto il saluto di una farfalla quando è morta la mia amica.
Volano via come gli uccelli,a noi ricordarli con affetto.
Ti abbraccio Anna

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Non conosco Stefano e conosco voi solo on-line, dai messaggi periodici che
ricevo. Ma che importanza ha conoscerci di persona? E' bello sognare un
percorso con voi, è triste sapere che un amico dal volto sconosciuto sia
disperso. Posso mandarvi un abbraccio?
sandra

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Cari soci AITR,

vi inoltro, nel caso non l’abbiate ricevuto, questo messaggio di Luca, molto commovente e insieme molto educativo.

Luca, hai fatto bene a scrivere queste cose, credo che servano a tutti.

Ciao

Maurizio Davolio (presidente Associazione Italiana Turismo Responsabile)

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Caro Luca,
questa è una lettera che non avrei voluto scrivere, in risposta a
un’email che non avrei voluto ricevere.

Il dolore per la morte di Stefano Bigi merita solo rispetto e silenzio.

Che cosa sarebbe successo se il povero Stefano fosse morto finendo fuori
strada e annegando in un canale pieno d’acqua, come è successo due anni fa
a un mio amico, nel bel mezzo di una tempesta di neve simile a quella che ha imperversato
per tutto il sabato della Festa della Boscaglia? E come ti saresti sentito
se qualcuno avesse aizzato tutti i suoi [8.632] amici contro di te
additandoti per averlo invitato a partecipare a una festa, in inverno, in
una località di montagna sull’Appennino, quando chiunque avesse buon senso
avrebbe sconsigliato di mettersi in viaggio?
Hai forse mostrato gratitudine verso chi ha usato la prudenza che tanto
invochi nella tua email e non ha voluto rischiare così stupidamente la
vita?

C'è un abisso tra il dolore per una tragedia e un'operazione di marketing.

Cordiali saluti,

Laura

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Sono una attenta lettrice delle newsletter della boscaglia , anche se non ho avuto fin ora l'opportunità di partecipare alle vostre attività, ma ne condivido appieno lo spirito.
Scrivo per la scomparsa di Stefano, non lo conoscevo, ma sono rimasta turbata come per la fine prematura di tanti escursionisti, che sopravvalutano le propprie forze e le condizioni metereologiche. Io vengo presa in giro dai miei amici, perchè non affronto un'escursione prima di aver visto che tempo farà( tra l'altro adesso raramente sbagliano!)....ancora una volta ho avuto la conferma che non sbaglio.Lo so, anche a me dispiace rinunciare, soprattutto se avevo contato su quei giorni di vacanza...e chissà quando avrò un'altra occasione, ma certe volte è vitale. Penso che bisognerebbe educare alla rinuncia, alla prudenza, al rispetto di se e degli altri e come voi dico speriamo che questo triste episodio non sia accaduto inutilmente.
Vi saluto unendomi alla vostra tristezza per la perdita di un amico.
Gabriella Barbi

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Sono caduto in confusione...

Stasera appena scaricata la posta ho letto per primo la mail di Gianluca.
E non capivo.
Ma cosa avrà fatto Stefano?
Leggevo di morte, di notizie dure da accettare ma anche di voli intrapresi
che finiscono presto ed un arrivederci
sul lago di Como.
Continuavo a non capire.
Pensavo, ma Gianluca è impazzito?

Poi apro il "Camminare Informa" con la solita gioia per leggere qualcosa di
piacevole e di interessante.
Questa volta, però, nulla di piacevole, anzi.
Mi accorgo che il 9 (giorno dal quale Stefano è considerato disperso) è
passato da cinque giorni!
Mi accorgo che non è una notizia dell'ultima ora.


Stefano parte sempre in testa al gruppo e poi mentre aspetta i ritardatari,
fa qualche giretto alternativo per esplorare,
per cogliere con il suo binocolo il volo di un uccello.
E poi quando tutti si chiedono "Ma dov'è Stefano"...eccolo spuntare da
dietro un cespuglio.

Stefano esci da quel cespuglio!

Stefano a fine febbraio andrà in Patagonia.
Spero di ricevere nelle prossime ore una sua mail "Ce la fai anche tu a
venire in Patagonia?"

Luka

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Non conoscevo Stefano Bigi, spesso avevo sentito parlare di lui.Mi era stato descritto come una "persona dolce, buona , di grande cultura". Una telefonata mi ha riferito la disgrazia
La mia prima considerazione e' stata : " considerando le avverse condizioni atmosferiche perche' e' stata intrapresa una camminata tanto impegnativa?"
Comunque la morte di una persona giovane lascia tutti increduli e sgomenti e ci chiediamo se l'evento poteva essere evitato. Cominciamo con una serie infinita di "se"..............."se non fosse partito", " se non fosse andato", "se non avesse risposto"....etc e si tenta sempre di cercare un "colpevole"
E' vero la guida avrebbe potuto sospendere la camminata, ma Stefano era una persona adulta ed esperto di trek sicuramente era a conoscenza delle difficolta' del giro ed aveva accettato.
Forse ognuno di noi ha un destino segnato.......................
franca

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Luca, hai fatto bene a scrivere anche queste riflessioni
su Camminare Informa.... (anche se la rabbia è tanta!!)
Il limite c'è per la TAV, ma anche per la "montagna a piedi".

Io credo molto anche al fato, al destino...
forse era destino che dovesse accadere così!!!

Un abbraccio!!!

Gianfranco Zavalloni

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sono molto rattristata dalla perdita di un amico e abbraccio la famiglia con tanto affetto

daniela

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CamminareInforma del 14 Dicembre 2005:

Questo CamminareInforma non avrei voluto scriverlo.
Non ne avevo voglia.
Ma lo devo fare.
Perché il dolore si mischia alla rabbia...
Stefano Bigi, 35 anni, di Milano, uno dei più affezionati amici della Boscaglia, è disperso da venerdì 9 sull'Appennino ligure, dopo che una bufera di vento aveva colpito il gruppo di un'associazione di Piacenza chiamata OTPGEA, al quale si erano iscritti anche alcuni soci Boscaglia.
Stefano, dalle sottili lunghe gambe, aveva un curriculum invidiabile di trekking dentro La Boscaglia, dove era arrivato 4 anni fa, inesperto di montagna ma fisicamente baldanzoso: il primo viaggio a piedi l’ha fatto proprio con me, Creta avventurosa, e poi sempre con me Corsica parte Nord e parte Sud, Orsomarso avventuroso, e poi Turchia, Alta Via n°1, tutti viaggi a 4 orme, e lui era sempre davanti a tutti, un po’ burbero, ma poi capace di grandi slanci, uno passionale. Che aveva tanti amici tra noi.

Ora il dolore lascia il posto alla rabbia...
Non si può parlare di "tragica fatalità".
Non è così, è stata una stupidaggine, e nostro compito vuole essere adesso questo: non lasciare che sia successo invano, ma che serva a tutti noi a non farlo accadere di nuovo.
Quindi chi c’era ci aiuti a ricostruire l’accaduto, e ci scriva i suoi ricordi. Faremo una pagina internet su questo, non una pagina commemorativa, ma una pagina "educativa".
Questa camminata, o marcia, o corsa in montagna, si chiamava "Appennina 2005": 130 km in 4 giorni (con tappe da 35 km al giorno) con dislivelli discreti, in inverno, senza attrezzatura adeguata (senza piccozza e ramponi; senza un sacco a pelo per eventuale bivacco all’aperto), con le giornate così corte da presupporre l’arrivo sicuro con il buio, e con una perturbazione super-annunciata che doveva far dire a tutti: torniamo a casa!
Non vogliamo dire che non ci debbano più essere alpinisti pronti a mettere in gioco la propria vita per imprese estreme, sia chiaro. Vogliamo dire che qui è ben diverso, qui c'erano persone forse troppo entusiaste che si affidavano a un'organizzazione forse troppo esuberante.
Associazioni come l’OTPGEA dovrebbero occuparsi di escursioni tra i boschi, non di organizzare avventure estreme e rischiose come questa. Sono un’associazione amicale, di accompagnatori volontari, e se 9 volte ti va bene perchè il fato è clemente, può sempre esserci una decima...
Penso che una vera guida si veda nei momenti difficili, e la si veda da tre cose: saper scegliere il momento in cui tornare indietro, prima di trovarsi nei pasticci; saper mantenere il sangue freddo; saper tenere il gruppo unito. Nel 90% delle situazioni questo non serve, e allora ci si può anche trovar bene con un accompagnatore dilettante, esuberante ed entusiasta, che dedica alla montagna tutto il suo tempo libero, che conosce i sentieri, che "sembra una guida". Ma nei momenti in cui serve una vera guida, ci vuole una vera guida.
Mi fermo qui. Ma per noi ricordare Stefano è anche questo: avviare una battaglia perché questi incidenti per nulla accidentali non avvengano più.
Si poteva evitare.

E ritorna il dolore...
Fuori dalla finestra volano nel freddo alcuni piccoli uccelli, dalle piume colorate. Se ci fosse stato Stefano ci avrebbe detto che uccellini sono.

Stefano: gambe troppo lunghe per camminare lento.

"Ogni tanto bisogna misurarsi con i propri limiti" dice una partecipante.
Prima.
Dopo, dice: "Non si capiva nulla, era il caos".

"Proprio Stefano!" dice Luigi.
"Proprio Stefano" rispondo io, mesto.

Poco prima di ricevere da Enrico la notizia della scomparsa di Stefano una decina di avvoltoi grifoni hanno planato sul Casale come non avevano mai fatto, così bassi da sfiorare la casa, tanto che il cane è scappato, e gli animali hanno tutti lanciato l’allarme; un attacco in piena regola, avevo pensato...
un segno di malaugurio ("da qualche parte qui vicino ci dev’essere un cadavere")?

o Stefano che mi veniva a salutare?

Luca Gianotti

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A pag. 5 l'epilogo: il ritrovamento di Stefano